Yoo Young-sun
Il
plot di questo film coreano firmato da Yoo Young-sun gira intorno al
contrasto fra una capoufficio molto bossy
(Na Soo-yoo) e una neo-impiegata (Park Ju-hee) dall'aria di cucciolo
indifeso – dopo di che, la seconda diventa sempre più arrogante e
temibile, e la prima sempre più spaventata. Così la capoufficio
comincia a investigare su questa misteriosa Sae-young, che come
minimo è una psicopatica. The
Wicked si
potrebbe definire un Citizen
Kane
dell'horror: come accadeva con il cittadino Kane di Welles, ogni
incontro è una versione che amplia ambiguamente il quadro: si tratta
di una strega, una posseduta, una morta vivente o un'assassina? Quel
ch'è certo è che chi le sta vicino e la contrasta fa una brutta
fine. Il film ha un punto di svolta, verso la fine, che (spoiler!) lo
riconduce sul terreno realistico, e fa capire come mai si debba
definire uno psycho-horror anziché un supernatural
horror
tout court. La conclusione è più nera del nero.
Il
regista/sceneggiatore costruisce una buona atmosfera d'angoscia, con
questa ricerca di informazioni sempre più frenetica e con questa
nemica che sembra onnipotente (c'è anche un aspro, oggettivo
umorismo nero). Molto ben resa l'ambiguità della protagonista
Sae-young, con le sue contorsioni psicologiche che nascono da un
desiderio d'amore che deborda nella follia (e ciò vale vuoi che sia
una creatura soprannaturale vuoi una pazza vuoi un'innocente
perseguitata). Ma forse quello che più colpisce è la splendida
interpretazione di Park Ju-hee, col suo viso a metà strada fra
impassibile e stupefatto, e perciò tanto più pauroso man mano che
si delinea la pericolosità della ragazza.
Al
cinema molti mostri tendono a restare nel film che li contiene (per
esempio non ci immaginiamo Jack Torrance/Jack Nicholson fuori da
Shining);
a volte però avviene che assumano una sorta di esistenza
indipendente (penso a Hannibal Lecter). E' il caso di Sae-young, che
si merita un posticino nella memoria degli appassionati dell'orrore
anche ai di là dei meriti specifici del film.
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