giovedì 24 giugno 2021

Comedians

Gabriele Salvatores

Comedians” di Gabriele Salvatores fa scontrare due opposte concezioni della comicità, incarnate da Natalino Balasso e Christian De Sica. Il comico deve rompere i pregiudizi frantumando le concezioni radicate o deve semplicemente limitarsi a far ridere sua maestà lo spettatore? Intorno ai due, ruotano le vite di un gruppo di nervosi dilettanti, aspiranti comici in gara per un contratto con un'agenzia (col miraggio della tv).
Costruito su ritratti psicologici (di diverso spessore) e rabbiosi scontri caratteriali, il film contiene una bizzarra aporia. Salvatores nella sua sceneggiatura (dal testo teatrale di Trevor Griffith già messo in scena al Teatro dell'Elfo nel 1985 e già ispiratore del suo film “Kamikazen”) rinuncia a inserire quella comicità di cui si discute così furiosamente. Non sentiamo nulla di divertente nel film: non solo dagli aspiranti comici, che si può sempre pensare siano in partenza dei perdenti, ma neppure dai due maestri contrapposti. Il loro breve duello verbale quando s'incontrano, pur essendo animoso, non va oltre il più piatto varietà televisivo. L'unico reale momento di divertimento si ha alla fine, con la barzelletta indù raccontata dall'immigrato Patel.
Intendiamoci, che si trattasse di un'epopea del vuoto e della sconfitta, era già chiaro dalla presentazione iniziale dei convenuti. Tuttavia, restando semplicemente sul piano teorico, il dilemma su cui i due maestri si sbranano non fa che replicare la vecchia distinzione di Umberto Eco fra apocalittici e integrati. Fatto sta che una didattica (del comico) senza il suo oggetto, un litigio senza ciò per cui si litiga, rende il film astratto e a suo modo sbilenco. È come “Helga”, vecchio (e sedicente primo) film di educazione sessuale, senza il corpo, o se preferite, “Masterchef” senza il cibo.