Tutto è cominciato nel
lontano 1997 con La pietra filosofale – e poi quello di
Harry Potter, dilatandosi a proporzioni mostruose, è diventato un
Potterverse. Ma non è questo il segno del successo nella
fiction contemporanea? Una storia diviene un universo in espansione
tramite continui ampliamenti attraverso le storie laterali e quelle
di prequel (talvolta anche attraverso la fanfiction, come in
Star Wars). Nel cinema, si perde il suo carattere conchiuso
per omologarsi alle serie televisive. Nel fumetto italiano, anche il
roccioso Tex Willer si è arreso, mandando in edicola proprio in
questi giorni una serie parallela sulle avventure di Tex da giovane
(un lontano antenato di questo concetto si trovava nei fumetti di
Superman). Niente di nuovo sotto il sole, naturalmente. Pensiamo alla
letteratura ottocentesca di Balzac, che riempie tasselli ed “espande”
personaggi nelle varie opere; o, su un piano più popolare e basato
su un'arte sopraffina della ripetizione, al novecentesco Wodehouse.
Così uno è costretto sempre più a ricorrere a veri e propri
dizionari biografici online – ottimo, per il nostro argomento,
Harry Potter Wiki.
Ora
nuove linee narrative e nuovi sviluppi del Potterverse
arrivano en masse
dalla serie Animali fantastici,
di cui è appena uscito il secondo episodio, Animali
fantastici – I crimini di Grindelwald,
come il precedente sceneggiato da J.K. Rowling e diretto da David
Yates. Conviene dire subito che è un piacere vederlo, e il suo
successo lo testimonia, ma è inferiore al precedente Animali fantastici e dove trovarli.
Riferendoci alle aggiunte recenti alla saga, non ha la drammatica
potenza di Harry Potter e i doni della Morte
né l'elegante fantasia del testo teatrale Harry Potter e
la maledizione dell'erede.
Secondo di una progettata serie, Animali
fantastici – I crimini di Grindelwald è
un film di transizione, che elabora una pluralità di avvenimenti e
peripezie personali (con ben tre storie d'amore intrecciate in
aggiunta allo sviluppo di “politica magica”) allo scopo di
preparare il terreno per lo scontro futuro. Certo, quanto a trama
intricata anche il film precedente non
era uno scherzo; ma questo lo supera. Spero che non venga considerata
lesa maestà se affaccio l'ipotesi che la geniale J.K. Rowling ragiona ancora più da romanziera che da sceneggiatrice cinematografica.
La
regia di Yates è efficiente come sempre, ed è servita da buone
interpretazioni. Contrariamente al titolo della serie, nel presente
film gli animali fantastici sono un po' played down,
anche se il nuovo arrivato, lo Zouwu, leone-drago cinese, è
impressivo, e il più simpatico di tutti, lo snaso, ha un ruolo
piccolo ma importante nel finale. Questo è il film di Newt Scamander
(Eddie Redmayne) ma più come persona che come magizoologo. Siamo nel
1927 e Scamander è sempre nei guai per il suo carattere ribelle non
in sintonia con gli agenti del Ministero della Magia, che mostrano
una durezza ai limiti della spietatezza: si mantiene la visione
critica verso il potere costituito che caratterizzava gli ultimi
Harry Potter. Tuttavia
il nemico è anche peggio: come in quei film il mago avversario, che
ora è Grindelwald, ha delle evidenti caratteristiche nazisteggianti.
Basta vedere qui l'abbigliamento di un membro del servizio d'ordine
di Grindelwald nella scena della riunione dei maghi purosangue: non
sarebbe stato fuor di posto in una certa birreria di Monaco. Va detto che a Grindelwald (Johnny Depp) manca la potenza demoniaca di
Voldemort, l'Oscuro Signore. Peraltro, mentre Voldemort era
ictu oculi uno psicopatico pieno
di sé, Grindelwald è un demagogo, un abile manipolatore, e quindi,
se vogliamo, ancora più pericoloso.
Più
ancora di Johnny Depp colpisce però nel film Jude Law nella parte di un
Albus Silente più giovane. Possiede la calma autorevolezza,
l'umanità non priva di umorismo e anche i tratti fisionomici che ci
permettono di connetterlo senza sforzo al Silente vecchio (Richard
Harris, Michael Gambon) che conoscevamo nella serie principale. I
film di Harry Potter hanno sempre avuto un punto di forza nel casting
anche dal semplice punto di
vista della logica delle somiglianze.
Oltre che, non occorre
dirlo, nelle scenografie. La serie Animali fantastici sembra
intenzionata a esibire un bondiano “gusto turistico”... non sarà
sfuggito ai potteriani accaniti l'elenco dei vari termini per dire
“babbani”, di cui uno sembra aprire all'Italia... e nel presente
film troviamo delle bellissime visuali con dettagli assai
pittoreschi, come la cripta della famiglia Lestrange al Père-Lachaise
oppure la statua animata che cela l'ingresso all'equivalente parigino
di Diagon Alley, la via dei maghi (e sarebbe interessante sapere come
si chiama).
Soprattutto, rivediamo
la vecchia Hogwarts. Siamo cresciuti tutti con Hogwarts (alcuni
crescendo materialmente di film in film; altri, già adulti,
semplicemente vivendo interiormente questa crescita); quel tuffo al
cuore quando la rivediamo è indicativo di come questa lunga saga e
questo luogo magico abbiano segnato il nostro animo. Come se
l'avessimo frequentato nella realtà, la gioia quando appare sullo
schermo è veramente come tornare a casa.