Fra
le tante invenzioni che hanno supportato nei decenni la saga
fumettistica e cinematografica di Superman, forse la più geniale è
quella della kryptonite. Il punto è che Superman era troppo forte:
come creare suspense nell'avventura se non c'è l'alea data
dell'inferiorità dell'eroe? Ci voleva un ente capace di bilanciare
la possanza dei suoi superpoteri; quale soluzione migliore che una
sostanza capace di annichilirlo, e quanta ironia poetica nel trovarla
nei frammenti del suo stesso pianeta!
Se
menziono tutto ciò, non è perché la kryptonite compaia nel
bellissimo L'uomo
d'acciaio di
Zack Snyder, il nuovo Superman, sceneggiato da David S. Goyer, da una
storia a firma sua e di Christopher Nolan, e interpretato da Henry
Cavill. E' solo per rammentarci che Superman comprende in sé, fin
dal nome, una panoplia di superpoteri che lo rendono virtualmente
onnipotente – cioè divino.
Rendere
esplicito questo concetto, però, in passato sarebbe apparso
blasfemo. Ora invece L'uomo
d'acciaio
l'assume come chiave di lettura del mito. Dal pianeta morente
Krypton, i suoi genitori inviano Kal-El sulla Terra affinché diventi
la guida verso un mondo migliore (il simbolo sulla sua tuta non è
una S ma il segno kryptoniano che significa speranza). Alla madre che
teme “Sarà un emarginato, un mostro”, il padre Jor-El replica
“Sarà un dio per loro”.
C'è
un'inquadratura già famosa in cui Superman si alza in volo
all'indietro con le braccia aperte in forma di croce. Ma in
particolare la connotazione religiosa è espressa, non senza audacia,
con allusioni alla Passione. Il villain
del film, il generale Zod (un altro kryptoniano, evaso coi suoi
sgherri dalla Zona Fantasma) pretende che Kal-El gli sia consegnato,
pena la distruzione della Terra, e lui si offre volontariamente al
sacrificio. Quando Clark/Kal-El si confida con un prete sulla sua
incertezza su cosa fare (è il suo Orto dei Getsemani), come non
notare che ha l'immagine di Cristo sul fondo, mentre nei controcampi
del prete lo sfondo è una croce? Del resto: “Sono qui da 33 anni”,
dichiara nella scena seguente!
In
realtà, Zod non intende comunque risparmiare la Terra ma vuole
trasformarla in Krypton, con l'estinzione dell'umanità. Kal-El
sceglie l'umanità, e dopo il gigantesco combattimento Zod, unico
superstite del suo gruppo, dichiara che per vendetta per la sua
caduta userà i suoi poteri contro gli uomini: “Li tormenterò, li
farò soffrire”; è evidente il riferimento a Satana; a questo
punto si toglie l'armatura da combattimento e appare in un costume
simile a quello di Superman ma nero: un anti-Superman - ma se
Superman è Dio, l'anti-Superman è il diavolo.
L'uomo
d'acciaio
è un racconto vigoroso, abilmente giocato su incroci temporali, una
narrazione complessa e articolata che sparge abilmente temi destinati
a svilupparsi più oltre nel film. Dopo una prima parte a sfondo
psicologico, le scene d'azione che occupano la seconda sono
impressionanti (forse l'effetto migliore è quello legato all'azione
della “macchina terraformante”); non è sbagliato intravedervi il
segno che l'11 settembre 2001 ha lasciato nella psiche degli
americani.
Ben
interpretato da un cast importante, il film contiene dei dettagli
freschi, come lo shock di Clark/Kal-El bambino di fronte ai
superpoteri che non sa ancora usare, come la vista a raggi X. Non va
passato sotto silenzio un delizioso scherzo di montaggio: quando
l'astronave aliena appare sugli schermi televisivi e il generale
americano fa cupe previsioni, uno stacco introduce in dettaglio la
scritta rossa “ALERT” - e poi vediamo che è la fotocopiatrice
della redazione di Lois Lane che segnala di aver finito il toner.
Questo è uno dei tocchi di humour del film, non frequenti ma
gustosi (la madre adottiva a Superman quando, avendo trovato se
stesso, egli appare rutilante in tuta e mantello: “Bel costume,
figliolo”).
E'
molto interessante che il pianeta Krypton - che nei vecchi fumetti
appariva un mix di Atene e Atlantide – in questa versione si
carichi di aspetti negativi: un impero che poi si è ripiegato su se
stesso ed è diventato una dittatura basata sull'eugenetica: un mondo
vicino alla distopia huxleyana. Ciò rende inoltre più concreta
della comune differenza buono/cattivo l'opposizione fra Jor-El e Zod.
In
sostanza, L'uomo
d'acciaio
opera un reboot
estremamente
convincente; la sua bella
ridefinizione moderna del personaggio ne esplora i sottintesi
profondi senza cadere in un retorico revisionismo (che è più di
quanto chi scrive sia propenso a dire degli ambiziosi Batman
di Nolan, qui in veste di produttore). Del resto Zack Snyder aveva
già affrontato magnificamente i supereroi in quell'assoluto
capolavoro che è Watchmen.
Giacché
il film si conclude con l'assunzione dell'occhialuto Clark Kent al
Daily
Planet,
il problema è cosa farà Superman in futuro. Tanta luce d'importanza
gettata sulla sua figura non gli consentirebbe di diventare poco più
che un super-poliziotto come nelle storie del passato; e il
fatto che Lois Lane conosca la sua identità segreta elimina in
partenza tutto un filone da commedia rosa sul quale avevano giocato
molto i fumetti degli anni sessanta. Ma se Snyder e Goyer resteranno
al timone, siamo certi che non ci deluderanno.