Quando
nel 1966
uscì La Bibbia
prodotto da De Laurentiis
e diretto da John Huston, girava la
battuta “E'
meglio il libro”. Si parva licet
etc., si può dire la stessa cosa per Cell
di Tod Williams, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King. Fin qui,
niente di stupefacente:
col cinema, il grande scrittore del Maine ha avuto fortuna sul piano
quantitativo (molti titoli, e
molti dollari) ma non troppo su quello qualitativo (vabbè, aver
originato Shining
dovrebbe già bastare,
ma a lui non piace). Quel che sì è stupefacente
è che, andando a vedere gli autori della sceneggiatura (il punto più
debole di Cell),
leggiamo: Adam Alleca &
Stephen King.
La
netta impressione è che l'uomo abbia incassato
l'assegno e poi lavorato con
la mano sinistra. Volendo
essere più generosi, diciamo che King
è molto bravo a scrivere in
focalizzazione interna, cosa difficile da trasmettere al cinema.
Cell
(romanzo) è un'apocalisse. Un impulso misterioso trasmesso
attraverso i cellulari trasforma chi è all'apparecchio in una specie
di zombi (chiamati nel
romanzo telepazzi). Ma la cosa interessante è che queste creature,
che formano
telepaticamente un
cervello collettivo, costituiscono una nuova società (orribilmente)
aliena. Quando i protagonisti distruggono uno degli “stormi”
scoprono di essere condannati a un misterioso supplizio pubblico
(qui King tira fuori il suo
terrore delle esecuzioni pubbliche già presente
ne L'ombra dello scorpione),
di cui vengono
avvertiti nei loro sogni tramite
un “rappresentante” degli
zombi che per la sua faccia lacerata chiamano il Frastagliato. E
la cosa più
notevole
è
che il Frastagliato parla latino (nel sogno dell'esecuzione:
“Ecce mulier… insana”,
al che la folla di zombi risponde
in coro “Non toccare!”). E'
questo genere di bizzarria,
non gratuita, non capricciosa, ma lacerante, che fa
correre un brivido lungo la schiena:
non solo l'alienità del nemico ma la percezione oscura e
incompleta della logica altra
che lo muove. L'irriducibilità
del nemico alle nostre categorie logiche fa
sempre più paura della sua potenza.
Cell
(film) è fondamentalmente un
film di zombi, piuttosto
anodino,
con alcune sopravvivenze
dell'impianto più complesso del romanzo che fluttuano come rottami
sul mare dopo la tempesta. E'
basato su una sceneggiatura
pigra, che trascrive il
romanzo in modo pedissequo
semplificando e annacquando, dove
quell'aspetto misterioso ed
estraneo che lo rende grisly
va perduto. John
Cusack e Samuel L. Jackson,
typecasted come
al solito, mettono
in scena burocraticamente
la loro avventura, e non a
caso Cell peggiora via
via che prosegue banalizzando l'impianto originale.
Certo,
non è
mai illegale modificare
la storia; ma il film si situa in una sorta di terra di nessuno che
tradisce l'incertezza;
non
ha la capacità narrativa di concretizzare il senso profondo del
romanzo, ma neppure il
coraggio di eliderlo del
tutto. Le proprietà
telecinetiche degli zombi qui sono solo alluse; il
loro nuovo “universo”
collettivo è definito in
modo freddo
e generico;
così anche la
figura del Frastagliato perde
di spessore, tanto che il film la
mantiene ma sembra non saper
bene cosa
farsene.
Se
anche
ci chiediamo cosa trova nel film chi non ha letto il romanzo, la
risposta è: non molto. E' un
qualunque film di zombi a budget ridotto (col
solito montaggio accelerato, che qui serve soprattutto a risparmiare
tempo), oltre
a tutto costellato da una
serie di spiegazioni orali di
ridondanza piuttosto ridicola (la
più bella è il “Se ne vanno” sussurrato quando i protagonisti
sono assediati
nascosti sotto la barca –
si ha l'impressione che in una situazione simile uno potrebbe
accorgersene da solo; e in ogni caso, sarebbe meglio non farsi
sentire).
La
regia di Tod Williams (Paranormal Activity 2)
cerca di tirar fuori quello che può da questa sceneggiatura fiacca
(e, si direbbe, da attori poco convinti): butta lì qualche trovata
visuale piacevole sebbene abusata (i primissimi piani degli
animali imbalsamati in
una scena) e solo
in un paio di momenti
raggiunge una sua efficacia: penso ad
alcune “inquadrature vuote”
(il cielo, le anatre sull'acqua) in opposizione alla tragedia in/umana, o al
bel tocco
di montaggio quando al
movimento di macchina ascensionale lungo l'antenna del
trasmettitore risponde il
movimento in discesa della cascata.
I
diritti del romanzo di King furono venduti nel 2006, e c'è voluta
una decina d'anni per realizzare il film e per farlo uscire. Potremmo
ipotizzare che anche l'evoluzione tecnica avvenuta nel frattempo
cospiri a dare a Cell un aspetto stranamente antiquato (mette
al centro la funzione telefonica dei cellulari, trascurando tutti gli
altri aspetti di social media che veicolano). Un'altra
occasione perduta per King – ma siccome ci ha messo mano lui, non
potrebbe lamentarsi.