Edward Berger
Ha
vinto un Oscar “pesante” (miglior film internazionale, ex miglior
film in lingua straniera) e tre più tecnici (fotografia,
scenografia, colonna sonora); ma considerando che era (assurdamente)
candidato a nove premi, fra cui miglior film in assoluto, il tedesco
Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger, visibile su
Netflix, è uscito chiaramente sconfitto.
Il
film è tratto dal famoso romanzo di Erich Maria Remarque, che aveva
avuto nel 1930 una bellissima trascrizione di Lewis Milestone,
All’Ovest niente di nuovo, le cui scene di combattimento hanno
influenzato il Kubrick di Orizzonti di gloria: una grande fotografia
di Arthur Edeson e un grande montaggio di Edgar Adams, che negli
assalti incastra audacemente carrellate e inquadrature a camera
fissa, campi lunghissimi e primissimi piani dei difensori che
attendono alla mitragliatrice. Per inciso, c’è anche stato nel
1979 un film per la tv, star-ridden, di Delbert Mann.
Questa
versione del 2022 è una cosa bizzarra. Per la maggior parte è
un’onesta trascrizione del romanzo. Ha anche momenti notevoli, per
esempio la comparsa in battaglia dei carri armati, visti come
macchine spaventose dai soldati tedeschi nelle trincee. L’idea base
del film è di legare, in montaggio parallelo, la fine del
protagonista Paul e le trattative della Germania sconfitta per
l’armistizio. Per farlo deve spostare la morte di Paul da ottobre a
novembre 1918; ciò impedisce di cogliere l’amara ironia oggettiva
del titolo, che è la frase di un bollettino di guerra: la morte di
un uomo non è “niente” nel grande massacro.
Ma
il difetto è altrove. A un certo punto, il film ha esaurito la
traccia del romanzo senza raggiungere le due ore e mezza prescritte.
Come allungare? Presi da improvvisa follia, gli sceneggiatori si
mettono a inventare e inanellano una sciocchezza dietro l’altra,
riscrivendo (male) degli episodi o ideandone di sana pianta, con la
guerra privata di un generale – fino ad arrivare a una morte
“avventurosa” di Paul dove non c’è la drammaticità del caso
cieco che marca l’indimenticabile fine del romanzo. Erich Maria
Remarque si rivolta nella tomba.