Li Ruijun
A
voler trovare un riferimento occidentale, c'è qualcosa di
pascoliano, nel senso del nostro Pascoli – ma il vero Pascoli
vibrante e notturno, non quello delle poesiole che s’imparavano
alle elementari – nel bellissimo e commovente dramma contadino
Terra e polvere (premiato al Far East Film Festival 2022 sotto il
titolo internazionale Return to Dust): per la sua adesione intensa e
concreta alla natura, al senso fisico del lavoro, alle piccole cose
quotidiane. Scritto, diretto e montato da Li Ruijun, è la storia di
un matrimonio, combinato dai familiari, tra il Quarto Fratello Ma
(ottimo Wu Renlin), un contadino povero, non giovanissimo, non bello,
e una donna considerata senza valore, Guiying, che essendo stata
maltrattata fin da piccola è goffa, timidissima, non controlla la
vescica e si bagna addosso.
Sembra
l'inizio di una storia di cupo naturalismo alla Émile Zola; e invece
è una storia d’amore coniugale che raggiunge
toni di quieta elegia contadina nel descrivere la tenerezza che nasce
e perdura fra i due, nel
duro, spesso ingrato lavoro dei campi; un affetto e una tenerezza
che si realizzano in gesti gentili e silenziosi, un amore pudico tra
due illetterati che non viene verbalizzato come tale ma si esprime
nelle azioni, come quando Ma fa coprire meglio la moglie o si
raccomanda che mangi, oppure quando lei gli viene incontro al
ritorno, nel gelo, con una bottiglia d’acqua calda. Oppure in brevi
raccomandazioni che sbocciano nel dialogo. Di lì la confidenza
affettiva cresce fino alla completezza; e Guiying
(un’interpretazione monumentale di Hai Qing, quanto diversa che in
un
film di genere come
Operation Red Sea)
attraversa
una vera trasformazione. Non
è solo un progressivo aprirsi al parlare, è un distendersi del viso
– fino al sorriso.
Tutto
focalizzato sul marito e
la moglie – ma
è sempre
presente nel quadro il loro asino, trattato
con gentilezza, come
un terzo umile membro della famiglia – Terra
e
polvere è
un film di
poche parole e molti silenzi, basato su un forte sentimento del tempo
e del lavoro. Con
un respiro
ampio e disteso,
rende splendidamente il passare del tempo
e la forza del lavoro, il susseguirsi delle stagioni e la fatica dei
gesti, la povertà e la volontà, il dolore intrinseco dell'esistenza
(la malattia di Guiying) e il rapporto eterno con la generosa madre
terra. Da essa procede una continuità naturale che avvolge il
destino di tutte le cose.
Alla
grande bellezza anche visiva del film dà un apporto fondamentale il
direttore della fotografia Wang Weihua che non
produce semplicemente l’“immagine bella” (quella
ormai
va a un soldo la dozzina) ma articola la composizione delle
inquadrature con eccezionali
surcadrages che
aprono lo spazio e lo moltiplicano in sezioni. Per
esempio, ve n’è
uno all'inizio – con la
testa di Ma in primissimo piano a
destra,
la sua immagine nello specchio a sinistra, e in
alto sulla
parete una
finestra attraverso la quale vediamo (e sentiamo) due donne che parlano – da
scuola di cinema.
Nell’oggettività
del racconto, entra tuttavia un elemento simbolico che ritorna lungo
il film, con quella discrezione che gli è propria: come il nido di
rondini, che allude alla casa, sogno perseguito dai due coniugi
attraverso una serie di spostamenti e demolizioni; o i pulcini che
richiamano la maternità negata a Guiying; o anche il televisore,
promesso da Ma a Guiying, non semplice oggetto di consumo ma segno di
una piccola ricchezza quotidiana che materializza la ricompensa del
duro lavoro – e soprattutto, il rovesciamento dello stato di lei.
Non
solo il destino pesa sulle vite: anche gli uomini. Sullo sfondo del
film, con una valenza politica non indifferente (che infatti al
governo non è piaciuta), sta lo sfruttamento dei ricchi sulle terre
dei contadini (i ricchi chiedono persino trasfusioni di sangue a Ma,
che ha un gruppo raro), ma anche la dissennata politica di
urbanizzazione del governo cinese che ha lanciato una campagna per
demolire delle vecchie case contadine vuote in cambio di un
risarcimento. Il film è preciso nel dipingere gli ex contadini
trasferitisi per lavorare altrove che tornano solo per far abbattere
la vecchia casa, intascare il compenso e ripartire.
E
anche Ma è spinto dall’avido fratello a lasciare la casa che lui e
Guiying hanno costruito per trasferirsi in un piccolo appartamento di
tipo cittadino (impagabile la prima visita all’appartamento,
ripresa dalla televisione). Nel finale, con Ma vedovo, c’è
qualcosa di apocalittico – prima che il corso della vita riprenda a
fluire tristemente. Non si trova felicità sotto il cielo della Cina.