Rodrigo Sorogoyen
Qualcosa
nel drammatico As Bestas di Rodrigo Sorogoyen, ambientato in
Galizia, ricorda il recente Alcarràs di Carla
Simón: ed è
il modo in cui l’industria delle
energie alternative si
abbatte paradossalmente sulla
natura e il mondo agricolo. In Alcarràs il
frutteto delle pesche veniva
distrutto
per piazzare al suo posto
pannelli solari. In As
Bestas il paesaggio viene
violato dalle pale eoliche; in
una scena importante il
protagonista va a guardarle
da vicino e le vediamo
inquadrate dal basso come oggetti mostruosi. L’offerta
di vendere
i campi dove saranno
impiantate
invoglia i contadini di un
villaggio galiziano in decadenza; ma ciò
viene bloccato
dal rifiuto
di due
nuovi venuti francesi, Antoine
e sua moglie Olga, che
vogliono far rinascere il paese attraverso l’agricoltura.
Quello
che in Alcarràs era
elegiaco qui è un dramma psicologico sul
filo di una suspense ossessiva.
Contro l’intruso,
“il francese”, nasce un
odio che è di interesse ed è di nazionalità ed è di cultura, in
particolare da parte dei fratelli Anta: il
feroce e rissoso Xan
ed
il semideficiente
Loren.
Sorogoyen (co-sceneggiatore
con Isabel Peña) scava nelle psicologie; una
scena di ringhiose confidenze bevendo vino offre
un barlume di comprensibilità umana
anche al bestiale Xan.
Ma il
film corre verso la tragedia.
La
parte migliore di
quest’interessante film è
probabilmente la seconda. Perché, come
dichiarano gli autori, in
realtà As Bestas non
è un film ma due, divisi da uno sviluppo che qui
non occorre svelare: una
prima parte maschile e una seconda femminile, centrate
sul marito e la moglie, in
due eccellenti interpretazioni, di Denis Ménochet (il
contadino del grande inizio di Bastardi senza gloria), che
ha nel viso un’evidenza fisica
alla Jean Reno, e dell’altrettanto
brava Marina Foïs.
Messaggero Veneto
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