lunedì 5 luglio 2021

Ito

Yokohama Satoko

Il bellissimo film giapponese Ito di Yokohama Satoko è un intenso e originale ritratto di adolescenza, ambientato nella prefettura di Aomori sull'isola di Honshu. Il ritmo è volutamente calmo (non sarebbe giusto dire lento, perché si sente un'intensità sotterranea), in modo da creare una connessione empatica più che una semplice immedesimazione narrativa. Ito è una ragazza sedicenne orfana di madre, che vive con la nonna e un padre intellettuale distratto (strepitosa l'interpretazione di Komai Ren, fin dalla postura che rende appieno la goffaggine filiforme dell'adolescente); ha difficoltà a parlare e si esprime con la musica: come la nonna e la madre morta, è una suonatrice di shamisen, anche se di recente lo trascura. Chiaro che nel suo silenzio ci sono problemi inespressi e irrisolti. Trova lavoro part time in un caffè della città di Aomori: per la precisione un “maid café” dove le ragazze sono in divisa da ragazzina e bamboleggiano (castamente) coi clienti. Qui la ragazza timida e silenziosa comincia a uscire dal suo guscio; e tutto questo processo è reso con bella sottigliezza psicologica e umanità. Poi cominciano i guai per il locale, ma non è difficile indovinare che lo shamisen verrà in soccorso.
Quel che sta al centro del film ovviamente non sono le vicissitudini del bar: è un percorso di crescita che si esprime in un grande finale con un tocco simbolico. Questo si prende il suo tempo: segue da vicino la protagonista nei suoi silenzi e nei suoi smarrimenti (grande per realistica concretezza la scena in cui deve andare al caffè la prima volta e non trova la strada); guarda attentamente le procedure, che si tratti di un artigiano che ripara uno shamisen
o di un barista che insegna a Ito a fare il caffè; e mostra uno sguardo attento su tutti i particolari umani (penso al personale del caffè ma anche ai clienti, fra cui spiccano in particolare due gemelle dentone non più giovanissime). Un film umanista, che può conquistare gli spettatori.

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