Prendere
il dvd, inserirlo nel lettore e rivedersi ancora una volta
l'incomparabile La casa (The Evil Dead) di Sam
Raimi - ecco la cosa migliore che uno può fare dopo aver visto il
piatto e inutile remake La casa (Evil Dead)
dell'esordiente Fede Alvarez, da lui scritto assieme a Rodo Sayagues.
Dopo
un inizio che occhieggia agli slasher movies e che si sviluppa
in un breve episodio di possessione demoniaca, la trama fa una
brusca virata per seguire da vicino il film originale, con cinque
ragazzotti (francamente antipatici) che si rifugiano nella fatidica
capanna fra i boschi, stavolta per aiutare una di loro a
disintossicarsi dalla droga. Niente di male in ciò; però questo
rifacimento non provoca la minima emozione. Come se un bambino
capriccioso avesse demolito un puzzle, ne avesse raccolto alcuni
pezzi e avesse cercato di assemblarli come può, così in questo
remake galleggiano alcuni materiali perfettamente riconoscibili (la
sega a nastro, il ciondolo rotondo, gli oggetti misteriosi che
dondolano appesi, e qui sono gatti morti, il fulmine che infiamma
l'albero, perfino le palate di terra in soggettiva nella sepoltura) -
ma ridotti a meno che citazioni, a tenui segni di riconoscimento per
gli adolescenti annoiati che già conoscono il film di Raimi e ora
sono andati a vedere questo. La ripresa aerea dell'auto sulla strada
all'inizio occhieggia anche a Kubrick, naturalmente, ma non dice
nulla - in opposizione alla pura genialità visuale dell'apertura di
Raimi. Le piante che si animano nel bosco e avvolgono la ragazza
servono a poco più che trattenerla mentre arriva la donna mostro,
erede di una serie infinita di film sulla possessione, senza niente
della lucida crudeltà dello “stupro vegetale” del La casa
originale. Distanziandosi dallo humour noir raimiano,
il film è mortalmente serio. I sensi di colpa del protagonista fanno
pensare a L'esorcista, certamente tenuto presente da Diablo
Cody che ha collaborato ai dialoghi.
La
cupezza di una fotografia “sporca” che annega tutto sotto una
patina brunastra, e un montaggio troppo rapido che offusca l'azione,
annegano alcuni discreti tocchi graphic come
un mega-flutto sanguigno sparato
in faccia, una lingua divisa a metà con un taglierino, alcune
auto-amputazioni sulla linea Saw,
fino al finale dove la ragazza-demonio nuda con le gambe mozzate
striscia per terra inferocita (ma con una ridicola censura
elettronica sul sedere). Quanto ai disegni del libro demoniaco che
scatena tutto - qui intitolato Naturom Demonto
- non sono affatto male; ma attenzione, anche qui vince la versione
che appariva in Raimi, con le sue allusioni lovecraftiane.
In
conclusione, il solo mistero (qualcuno direbbe il solo horror) del
nuovo La casa è che i
produttori siano addirittura Bruce Campbell, Sam Raimi e Robert G.
Tapert (vale a dire il trio originale) con la loro compagnia Ghost
House. Che dire? Evidentemente qui gioca la magia del solo libro
demoniaco che Hollywood conosca (altro che il Naturom
Demonto): il libretto degli
assegni.
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