domenica 7 aprile 2013

Gli amanti passeggeri

Pedro Almodovar


Non il miglior film di Pedro Almodóvar ma certo il più famoso s'intitola “Donne sull'orlo di una crisi di nervi”. Ecco un titolo che va oltre il film cui appartiene – perché tutti i personaggi del cinema di Almodóvar – donne, uomini, transgender – sono persone sull'orlo di una crisi di nervi. Naturalmente questo si vede ancor più nelle commedie, con la loro necessaria accelerazione di fatti e processi. Ora, dopo essersi avventurato su altri terreni, il regista ritorna, con “Gli amanti passeggeri”, non solo alla commedia ma esplicitamente a “Donne...” - lo dicono già i titoli di testa con la loro graziosa grafica d'epoca.
L'elemento chiave che ci riporta a “Donne...” è il principio (che poi, come vedremo, Almodóvar sbagliando sonoramente lascia cadere) di unità di luogo. Là era un attico madrileno, dove si concentravano e si scaricavano tutte le tensioni tragicomiche di una vita affettiva complicata e di un mondo non meno complicato (ricordate i “terroristi sciiti”?). Qui è un aereo in volo che - a causa di un guasto a uno dei carrelli - deve fare un atterraggio di emergenza, con una buona probabilità di schiantarsi.
Proprio per mettere in atto il richiamo a “Donne...” viene adottata l'invenzione - diegeticamente implausibile, ma chi se ne importa: è una commedia! - per cui tutti i passeggeri e le hostess della classe turistica sono stati addormentati con tranquillanti somministrati a loro insaputa. Serve a mantenere il concetto di spazio ristretto con pochi personaggi, riducendone il numero a quelli su cui deve articolarsi l'azione: i piloti, i tre steward e un pugno di passeggeri della business class.
Però qui bisogna aggiungere una considerazione più generale: Almodóvar è affascinato dal sonno - che per lui è una condizione di presenza-senza-coscienza, durante la quale si può discutere di chi dorme come se non ci fosse, si può agire per il bene di lui/lei senza litigarci, e ci si può perfino fare sesso! Soluzione drammatica in “Parla con lei”, comico-sentimentale qui.
La tensione e la paura nello spazio circoscritto dell'aereo danno un giro di vite a quell'impasto di sessualità, sentimenti e questioni personali, quel “labirinto di passioni” a forte prevalenza gay, che nutre da sempre la drammaturgia almodovariana. E che qui bolle nel calderone della strizza - propiziato da un altro calderone: una scorta di agua de Valencia preparata a bordo, la cui ricetta prevede champagne e mescalina. Intanto Almodóvar si diverte a inserire frecciate sulla politica spagnola: un aeroporto “cattedrale nel deserto” frutto di affari loschi, gli intrattenimenti erotici del re con le escort.
Tra ricorsi alla preghiera descritti col solito divertimento (il santuario induista portatile è l'equivalente della novena con la sigaretta in bocca di Carmen Maura ne “La legge del desiderio”) e tentativi di tener calmi i pochi passeggeri svegli (stupenda l'interpretazione in playback di “I'm so excited” delle Pointer Sisters da parte dei tre steward gay - che senza sorpresa sono i personaggi più interessanti di tutto il film), si scoprono gli altarini di amori omo ed etero, tradimenti e segreti, ma anche agnizioni e riappacificazioni mélo, secondo la classica formula almodovariana.
Purtroppo, con la telefonata di uno dei personaggi (l'attore dongiovanni) alla sua ultima fiamma entra l'errore fatale del film. Uno stacco a Madrid ci trasporta fuori dall'aereo, rompendo totalmente l'atmosfera claustrofobica così accuratamente costruita, annacquando di conseguenza la tensione (tensione comica, ma tensione), introducendo una pesante discrasia. Tanto più che è inevitabile paragonare le due parti in cui si è spaccato il film, e quella fuori dall'aereo è molto più forzata e prova di mordente dell'altra - è davvero, questa sì, piatto trovarobato almodovariano. Dice: ma è necessaria allo svolgimento. Se proprio Almodóvar (anche autore della sceneggiatura) non intendeva scrivere il film in altro modo, se voleva fortemente questa “base a terra” per la chiarezza, almeno poteva attenuare la spaccatura ricorrendo allo split-screen.
Infatti a questo punto si ha la netta impressione che il film si sia perso. Per fortuna si riprende, giacché l'azione torna a concentrarsi a bordo. Alla fine l'aereo tenta l'atterraggio, in una sequenza estremamente riuscita, perché Almodóvar ha l'ottima idea di raccontarlo solo attraverso i rumori, che risuonano mentre la mdp vaga all'interno dell'aeroporto vuoto - e tutto considerato possiamo concludere che pure questo film minore ma piacevole è riuscito ad atterrare sano e salvo.

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