lunedì 5 luglio 2021

The Maid

Lee Thongkham

Bisogna ammettere che The Maid, horror thailandese di Lee Thongkham, mette troppa carne al fuoco della sceneggiatura. Per esempio tutta l'enfasi iniziale sull'orrido pupazzo di scimmia, visualmente efficace, si perde nel prosieguo. Il film va seguito con particolare attenzione perché è molto articolato. Ogni film ha un suo sistema di tempi, che pone il rapporto fra il “racconto primo” e i flashback (e flash-forward); e qui tale rapporto è complesso, ai limiti del barocchismo, nell'intercalare le storie delle due cameriere Joy (l'oggi) e Ploy (il passato). Da segnalare, quando si arriva al “punto di svolta” in cui il film trasmette alla protagonista e allo spettatore le necessarie conoscenze, la soluzione moderna per cui la protagonista di oggi, Joy, appare come se fosse materialmente presente nella storia del passato (Ploy) che si svolge sotto i suoi occhi – e questo, naturalmente, per impulso del fantasma.
Al netto di alcuni sovraccarichi inutili, The Maid si sviluppa in modo lento e avvolgente, ampliando questa storia di fantasmi alla dimensione del melodramma (come segnala anche il romanticismo del commento musicale). In questo, la maid, che in tanto cinema orientale (ma è più legato a rapporti di classe che alla cultura) si introduce nella famiglia e la rovina, qui è piuttosto la vittima. Il film è evocativo nel suo costruire un “tempo fuori dal tempo” – mentre l'apocalisse finale mostra una netta influenza di Parasite. Fra le interpretazioni, è da segnalare in particolare quella molto variegata di Ploy Sornarin nel ruolo di Joy.

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