sabato 17 aprile 2021

Sangue inquieto

J.K. Rowling

Sangue inquieto (Salani), il nuovo episodio dei gialli dell'investigatore zoppo Cormoran Strike e della sua partner Robin Ellacott scritti di J.K. Rowling sotto lo pseudonimo Robert Galbraith, è un romanzo di un migliaio di pagine, sinuoso e labirintico. Non per nulla le epigrafi di ogni capitolo sono tratte da quel complesso e simbolico poema eroico elisabettiano (influenzato dall'Ariosto) che è il Faerie Queene di Spenser.
Presenza del dolore nell'opera di J.K. Rowling! Anche nei primi romanzi di Harry Potter c'è un dolore vivo sotto lo humour e la consolazione dell'orfano, un dolore che si stende sulla saga mentre diviene sempre più cupa. Ancora il dolore trionfa nel durissimo e feroce Il seggio vacante. E, ça va sans dire, i gialli hanno “istituzionalmente” il dolore in primo piano; vero è che molti autori non ci si soffermano sopra; la Rowling lo fa in modo splendido. Questo vale ancor più se esso dura da decenni come in Sangue inquieto, dove è da risolvere un cold case, la scomparsa di una donna nel 1974.
Una domanda legittima: chi non conosca questa serie deve partire dal primo (Il richiamo del cuculo
) o può farlo con questo? Materialmente si può leggere per primo questo, Rowling è brava a tenere informato il nuovo lettore, senza pedanteria, sulla storia precedente. Certo, partendo dall'ultimo si perde quel lento costruirsi, non ancora concluso, del rapporto fra i due protagonisti – che è altrettanto emozionante che i “casi” (lo sapeva bene Hitchcock, che nell'amore c'è altrettanta suspense che nel crimine). Il che ci conferma che il vero protagonista delle opere di J.K. Rowling è il Tempo.

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