sabato 24 aprile 2021

Nuevo orden

 Michel Franco

Due diversi saccheggi si abbattono sulla corrotta alta borghesia messicana nel dramma grottesco Nuevo orden, scritto e diretto da Michel Franco. Nella villa dei suoi genitori si festeggia il matrimonio di Marianne (ma l'acqua verde che cola dal rubinetto per un attimo è un segno premonitore); intanto fuori viene repressa una ribellione. Si presenta un vecchio ex servitore che ha lavorato per la famiglia per anni con la moglie Elisa: lei dev'essere operata e c'è bisogno urgente di 200.000 pesos in prestito. La madre di Marianne lo liquida con 35.000 pesos e un “buena suerte”. Quando Marianne, l'unica persona buona del gruppo, lo sa, esce infuriata dalla villa per andare da Elisa e portarla in clinica usando la propria carta di credito. Così è assente quando un gruppo di poveri (da notare le fattezze indio) irrompe nella villa, la mette a sacco – con l'entusiastico apporto della servitù – e fa strage degli invitati.
Dopo la rivolta l'esercito interviene e prende il potere. Ed ecco il rovesciamento: l'esercito come duplicazione dei saccheggiatori. In una di quelle prigioni militari segrete di cui l'America Latina ha purtroppo esperienza, i soldati tengono prigionieri molti giovani (fra cui Marianne) esigendo anonimamente un riscatto; poi naturalmente, appena i parenti pagano il riscatto, i prigionieri vengono eliminati.
La vicenda di detenzione, torture, stupri e omicidi non è invenzione: è quel ch'è successo in Brasile o in Argentina. La torsione grottesca sta nel piano di estorsione messo in atto dall'intero esercito, o meglio, nel fatto che l'esercito miri e riesca a tenerlo segreto.
Naturalmente la plausibilità latita (si presume che la finzione sia che sono stati sequestrati da malavitosi, ma anche che i ricchi pagatori siano incapaci di fare due più due), ma nel quadro del grottesco ciò è più o meno legittimo. Il problema è che con questa torsione distopica Michel Franco ritiene di aver esaurito il suo compito. Manca nel film un'elaborazione artistica: sul piano realistico, queste cose le ha raccontate in modo più alto e doloroso Marco Bechis (Garage Olimpo); sul piano allegorico, senza evocare l'inarrivabile Luis Buñuel, ricordiamo l'eccellente film guatemalteco La Llorona di Jayro Bustamante.
Invero Michel Franco è migliore come regista che come sceneggiatore. Se il racconto zoppica, la regia rende bene il senso del terrore e la cappa di piombo che pesa sulla città con la presenza ossessiva dei soldati in passamontagna nero. Immagini come la serva che ride felice mentre saccheggia la villa oppure il rito funebre in chiesa sorvegliato dai soldati armati di mitra disposti lungo la navata lasciano una traccia nella memoria.

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