Wang Jing
Changfeng
Town di
Wang Jing: ovvero, cosa significa crescere in una sonnolenta
cittadina cinese negli anni Ottanta. Sul filo di una voce narrante
adulta, che solo alla fine scopriremo a chi appartenga, questo film
racconta la storia di alcuni bambini (dal comportamento al limite del
teppismo) e di alcuni giovani nella cittadina di Changfeng. Dove,
dice la voce narrante con un misto di sarcasmo e rimpianto, gli
abitanti sono sempre felici. Ma non è vero, e basterebbe a dircelo
la malaugurante invasione di topi che compare fin dall'inizio; però
il concetto alla base del film è quello, agrodolce, di un fluire del
tempo in cui “la gente va e viene”, compaiono e scompaiono le
persone e i drammi individuali. Un riferimento occidentale che si può
fare per questo genere di “romanzi di formazione” – e
particolarmente valido in questo caso – è un classico della
letteratura francese, il magnifico romanzo Il
grande Meaulnes
di Alain-Fournier, col suo tono dolceamaro e nostalgico che non
nasconde, sotto l'incanto dell'infanzia, la crudeltà della vita.
Il film è
strutturato in segmenti, con episodi ritornanti che chiariscono e
amplificano il narrato. Fa grande uso dell'ellissi, e non ha paura di
lasciare alcuni snodi (come la vandalizzazione dello studio del
dentista, il furto delle palle da biliardo, l'uccisione del cane)
alle ipotesi dello spettatore, esattamente come nel racconto sono
lasciati alle ipotesi dei cittadini. Siccome poi la cittadina
comprende un cinema, compaiono vari frammenti di opere
cinematografiche (Truffaut, Vigo, Fellini, Keaton, con King Hu e
altri classici cinesi) usate in senso evocativo.
La regista Wang
Jing. anche autrice della sceneggiatura e del montaggio, ha dedicato
ai suoi genitori questo film. Il cui incrocio crepuscolare di
nostalgia e tristezza, amori infelici (anche a causa del bigottismo
della gente) e incertezza sul futuro, gioie infantili e fallimenti
esistenziali, realismo quotidiano e atmosfera poetica quasi irreale,
colpisce e commuove.
Messaggero
Veneto
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