venerdì 14 giugno 2024

Noir Casablanca

Kamal Lazraq

Il titolo originale in francese del film marocchino Noir Casablanca, opera prima del regista e sceneggiatore Kamal Lazraq (di produzione Francia-Marocco), è Les Meutes, ossia le mute di cani. L’analogia fra uomini e cani – che appaiono nell’apertura e ritornano nel finale – è sottesa a tutto il film, come metafora della miseria ma anche di una sottomissione al destino (non sono i cani che scelgono di battersi nei combattimenti per scommessa visti all’inizio) che produce una sorta di dolorosa pietas che cala su tutto.
Il film è la cronaca di una sera e una notte d'angoscia in cui il piccolo criminale Hassan e suo figlio Issam, da lui coinvolto in un rapimento finito male, si trovano alle prese con un cadavere da far sparire. Più intelligente del padre, Issam è costretto ad aiutalo per devozione filiale – ma lo giudica. La stretta focalizzazione sui due crea un’inevitabile empatia. Gli uomini sono marionette della fatalità, in un mondo dominato dalla continua invocazione a Dio e da un impulso religioso parallelo alla terrestrità del racconto (il cadavere dev’essere lavato e composto nel sudario). È, il film, un correre frenetico da un luogo all’altro, con momenti da incubo (l’assalto dei contadini), e da una persona all'altra, in forti ritratti istantanei (citiamo solo il pescatore ubriaco Larbi, nel passaggio più tragico). Se vogliamo trovare un corrispondente occidentale, questo mix di tensione e disperazione potrebbe ricordare la suspense angosciosa dei racconti (e dei film tratti da) Cornell Woolrich. Quando arriva la vecchia auto rossa presa in prestito per il “lavoretto”, Issam osserva scontento che il rosso porta sfortuna. Anche al di là di questa superstizione, si osserva che lungo il film, nell’abile fotografia di Amine Berrada, i volti sono continuamente bagnati da una luce rossa di malaugurio, inquietante e infernale.
Kamal Lazraq ha usato interpreti non professionisti (nella vita l’interprete di Hassan, Abdellatif Masstouri,
vende cibo di strada) e il film è stato girato in sequenza per indirizzarli. Se tutti i visi hanno una loro evidenza profonda (gli occhi del “cattivo” Jellouta in un momento di disperazione!), in particolare quella dello sciocco e smarrito Hassan è una maschera tragica indimenticabile.

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