Dominique Abel & Fiona Gordon
Eccentrico
e clownesco (un aggettivo amato dai due autori), I misteri del bar
Étoile di Dominique Abel e Fiona Gordon – interpreti e registi,
nonché marito e moglie – si ispira in chiave comico-malinconica ai
film thriller, pur non essendo esattamente una parodia. Boris, un ex
terrorista, vive nascosto lavorando come barista; una sua vittima che
ha perso un braccio in un suo attentato lo scopre e vuole ucciderlo
(ma il braccio meccanico va per conto suo come quello dell’ispettore
Kemp in Frankenstein Junior). L’amante di Boris, Kayoko, e il loro
amico Tim hanno un piano: sostituire a Boris un suo perfetto sosia,
l’inconsapevole Dom, in modo che venga ucciso lui. Intanto entra in
scena l’ex moglie di Dom, un'investigatrice privata depressa e
totalmente kaurismäkiana, di nome Fiona. Bastano i nomi Dom(inique)
e Fiona per capire chi li interpreta.
In
questo film pieno di dolore universale (e di protesta sociale) il
riferimento più immediato è per l’appunto alle semi-commedie di
Aki Kaurismäki, di cui il film riprende – ai limiti del derivativo
– lo humour freddo e distaccato, i volti impassibili, i colori
bizzarri, gli ambienti poveri e tristi. Basta spingere appena un po’
avanti la rotella dell’osservazione della vita reale, ed essa
lascia trasparire la sua assurdità; lo sapeva bene anche Jacques
Tati (del resto, certi ambienti, come il piccolo bar, sono pura
Tativille).
Di
diverso rispetto a Kaurismäki c’è un amore degli autori per il
movimento meccanico e coordinato, che fa pensare a certe comiche
mute, e sfocia in un balletto finale. Fra gli interpreti, tutti bravi, sotto questo punto di vista è
la migliore è la giapponese Kaori Ito (Kayoko), che non per nulla
nella vita reale è una ballerina famosa. Non ci stupisce: la
gestualità comico-meccanica che il film le richiede è ben presente
nella commedia giapponese. Il modo da giocoliere – e molto sexy –
in cui lei usa il piede nudo in una scena farebbe impazzire Quentin
Tarantino.
C’è
molto di bello nel film: gag che funzionano, attori in gamba,
corretto senso dei tempi; tanto da far passare un’ora e mezza
piacevoli… anche se, misteriosamente, l’insieme non fa clic.
Almeno fino a due terzi di durata, I misteri del bar Étoile resta
nella memoria più come un’antologia di “pezzi unici”. Il
meglio sono certi tocchi di poetica bellezza in momenti “laterali”
come la prima visita di Fiona al cimitero, davanti alla tomba di una
bambina, con quella lacrima buffamente abbondante che scende da sotto
gli occhiali neri – lancinante commento a una storia intuibile e
non raccontata.
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