Gil Kenan
Che
freddo, quando l’antichissimo
dio-demone Garraka, signore del gelo, riesce a uscire dalla sfera in
cui era stato
imprigionato
nell'antichità
e
scatena un’ondata glaciale su New York. Questo accade all'interno
del film Ghostbusters – Minaccia glaciale, ultimo della serie (magari, uno penserebbe che sarebbe stato ovvio mostrarci cinque
secondi di reazione dei newyorkesi, invece che limitarsi al panorama
della città con effetti al computer); ci
penseranno i Ghostbusters, i
vecchi
e i
nuovi,
a sventare la minaccia del ghiaccio
salvando la città e il mondo.
Ah,
ma
c’è anche un’altra ondata di gelo che agghiaccia New York e
l’America, e questa esterna al film: l’ondata del politicamente
corretto. C’entra, perché il primo indimenticabile
Ghostbusters,
mix di horror e risate con
protagonista un gruppo
di antieroi, si caratterizzava per un umorismo sfacciato e gaglioffo
(unito
a una
carica
di energia scatenata).
Ricordate cosa
diceva Bill Murray quando la
dea
sumerica
Gozer appare
in cima al grattacielo? Impensabile
oggi –
certo,
aiutava lo spudorato doppiaggio d’epoca, ma anche l’originale
era forte quanto basta.
Poiché
la prima vittima del politicamente corretto è l’umorismo, quasi
non
ve
n’è traccia nel film (sprecata
la new entry, il
bravo
Kumail
Nanjani).
Però
manca
anche
l’energia,
della
quale sopravviveva un
pochino nel precedente
Ghostbusters
– Legacy (che
peraltro
era quasi un remake del primo film). Qui siamo alla noia
benintenzionata, condita
di
problemucci generazionali che non vanno oltre la tradizionale
dimensione educational. Era
molto meglio il criticatissimo reboot al femminile di
Paul Feig del
2016
– e in fondo, anche il fanfilm del
2021 Real!
A Ghostbusters Tale aveva più verve.
È
vero,
un
buon
inizio
a New York nel 1904 fa ben sperare. Il
finale
con lo scontro col dio-demone in digitale
almeno
tiene svegli gli spettatori, anche
se la CGI è da vecchio videogioco. Ma in
mezzo il
film è stanco, impersonale, nemmeno capace di elaborare la suspense.
Fra
numerosi quanto vacui riferimenti alle origini della saga (pure
la biblioteca e la vecchietta fantasma del primo film)
ricompaiono gli
antichi Ghostbusters, più stanchi e invecchiati che in Ghostbusters
– Legacy.
Bill Murray in particolare qui ha l’aria di un martire cristiano
in
attesa
che vengano liberati i leoni. Così,
la
familiare sigla “Ghostbusters!” quando
risuona alla fine sembra
una presa in giro.
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