mercoledì 13 marzo 2024

Estranei

Andrew Haigh

Film non perfetto ma interessante, “Estranei” di Andrew Haigh presenta Andrew Scott in un'interpretazione troppo contratta nel ruolo di Adam, uno sceneggiatore omosessuale in crisi creativa. Respinge un’educata avance del giovane Harry (Paul Mescal, migliore) che si è accorto dei suoi frequenti sguardi; in seguito però nasce una relazione. I due abitano in un nuovo condominio di cui sembrano essere finora gli unici inquilini.
In contrasto col realismo un po’ piatto dell'inizio, il film agguanta il suo argomento quando Adam suona alla porta di un villino, e la coppia che lo accoglie (Claire Foy e Jamie Bell) sono i suoi genitori; sembrerebbe il classico ritorno a casa dopo una lunga separazione, se non ci fosse il fatto che hanno la sua stessa età o poco più. Questa stranezza si spiega di lì a poco quando apprendiamo (il film procede per rivelazioni) che erano morti in un incidente 30 anni prima, quando Adam era ragazzino. Confidandosi con loro come mai prima, Adam rivela la sua omosessualità.
Estranei” (dal romanzo giapponese omonimo di Yamada Taichi, da cui Obayashi Nobuhiko trasse nel 1988 il film “The Discarnates”) non è una vera storia di fantasmi: è piuttosto un tuffo nel ricordo, un esame del passato fatto da Adam stesso. Infatti il film si tiene sempre sul filo del paradosso: la cruda realtà che i genitori sono morti è lasciata, nel rapporto con loro, nel “non detto” (ciò crea un’atmosfera sognante), venendo esplicitata solo in un commosso dialogo finale. Bisogna aggiungere (senza spoiler!) che “Estranei” non si ferma qui e prosegue con un triplo salto carpiato di sfida alla famosa “sospensione volontaria dell'incredulità”. Ma non è questo barocchismo il difetto del film, bensì una certa vena didattica e telegrafata, che emerge in particolare nella parte iniziale.

(“Messaggero Veneto”)

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