Woody Allen
Quante
volte nel cinema di Woody Allen un avvenimento inaspettato mette in
crisi un equilibrio e fa scoprire al personaggio il suo vero io! In
Un colpo di fortuna è un incontro fortuito. In un viale alberato –
che nella fotografia calda di Vittorio Storaro può ricordare la New
York di Woody Allen, ma è Parigi – si imbattono casualmente Fanny
e Alain, che non si rivedevano da quando studiavano al liceo francese
di New York: questo è un omaggio di Allen alla sua amata città,
neppur necessario sul piano dell’intreccio perché il film si
svolge a Parigi con attori francesi, parlato francese.
Al
liceo Alain (confessa) aveva una cotta per Fanny ma non gliel’ha
mai detto. Ora sono adulti, lui scrive e gira il mondo, lei è
sposata a un riccone in un matrimonio che sinceramente ritiene
felice. Ah, ma Allen ha sempre preso a bersaglio l’inautenticità.
Per quanto si creda innamorata, Fanny vive una vita inautentica,
divisa tra un passato bohémien – si vede quando cerca di rifiutare
un anello prezioso regalatole dal marito – e un presente di signora
raffinata (nonché, malignano gli amici, moglie-trofeo). Fra Fanny e
Alain scoppia l’amore e inizia una relazione, un ingenuo adulterio
che sembra fatto per illustrare il manuale “Come farsi scoprire”.
Infatti il marito innamorato e geloso, Jean, lo viene a sapere. Mala
tempora! Fanny non lo sa ma Jean è una specie di gangster in guanti
bianchi. Il suo lavoro, ha detto a Fanny, è quello di far fare soldi
agli altri in varie maniere. “È legale?” - “Beh… più o
meno” (e lei, convenientemente, non ha chiesto di più).
Film
minore nella filmografia alleniana ma piacevole, Un colpo di fortuna
incrocia i filoni della commedia e del giallo. In tal veste è una
riflessione sull’unica forza che – lo sappiamo – per il
rassegnato, ironico nichilismo di Woody Allen governa i destini
umani: il caso. Già lo ha materializzato nella famosa palla da
tennis di Match Point in bilico sulla rete. Gustosamente, il film
mette a confronto a distanza le filosofie dei due rivali: Alain
teorizza il potere assoluto della casualità, Jean pensa che ognuno
si fabbrica la propria fortuna. Inutile chiedersi a chi Allen dia
ragione.
Tutto
ciò alla luce di un’ironia trattenuta (il film non è una farsa
come Misterioso omicidio a Manhattan) ma che non perdona nessuno. La
stessa Fanny (Lou de Lâage)
è tanto oca quanto è graziosa e certamente simpatica; per
fortuna ha una madre intelligente (Valérie
Lemercier), e
lettrice di gialli, che non guasta; ma ciò non basta a dissolvere la
suspense dello svolgimento. Il riccioluto Alain (Niels
Schneider) sembra
un coniglietto di Tex Avery. Quanto a Jean, la grande interpretazione
di Melvil Poupaud riesce a trasmettere sia il sincero innamoramento,
sia l'atteggiamento da marito-padrone che si impone con la dolcezza
(non a caso è appassionato di trenini elettrici: il controllo), sia
un'aria di minaccia hitchcockiana. Sullo sfondo, una buona società
che non si scompone a frequentare un possibile omicida, che si
sussurra sia stato coinvolto anni prima nella sparizione di un suo
socio. Anzi, questo è benvenuto come occasione di gossip.
Per
una volta, sarebbe stato più opportuno mantenere il titolo
originale, Coup de chance, per non perdere il doppio senso di chance,
caso e opportunità. Ma in ogni modo, chiamiamolo caso, destino,
ananke, è la fortuna cieca che ci governa… fin da quando, sostiene
Alain e con lui Allen, eravamo spermatozoi.
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