sabato 16 dicembre 2023

Un colpo di fortuna

Woody Allen

Quante volte nel cinema di Woody Allen un avvenimento inaspettato mette in crisi un equilibrio e fa scoprire al personaggio il suo vero io! In Un colpo di fortuna è un incontro fortuito. In un viale alberato – che nella fotografia calda di Vittorio Storaro può ricordare la New York di Woody Allen, ma è Parigi – si imbattono casualmente Fanny e Alain, che non si rivedevano da quando studiavano al liceo francese di New York: questo è un omaggio di Allen alla sua amata città, neppur necessario sul piano dell’intreccio perché il film si svolge a Parigi con attori francesi, parlato francese.
Al liceo Alain (confessa) aveva una cotta per Fanny ma non gliel’ha mai detto. Ora sono adulti, lui scrive e gira il mondo, lei è sposata a un riccone in un matrimonio che sinceramente ritiene felice. Ah, ma Allen ha sempre preso a bersaglio l’inautenticità. Per quanto si creda innamorata, Fanny vive una vita inautentica, divisa tra un passato bohémien – si vede quando cerca di rifiutare un anello prezioso regalatole dal marito – e un presente di signora raffinata (nonché, malignano gli amici, moglie-trofeo). Fra Fanny e Alain scoppia l’amore e inizia una relazione, un ingenuo adulterio che sembra fatto per illustrare il manuale “Come farsi scoprire”. Infatti il marito innamorato e geloso, Jean, lo viene a sapere. Mala tempora! Fanny non lo sa ma Jean è una specie di gangster in guanti bianchi. Il suo lavoro, ha detto a Fanny, è quello di far fare soldi agli altri in varie maniere. “È legale?” - “Beh… più o meno” (e lei, convenientemente, non ha chiesto di più).
Film minore nella filmografia alleniana ma piacevole, Un colpo di fortuna incrocia i filoni della commedia e del giallo. In tal veste è una riflessione sull’unica forza che – lo sappiamo – per il rassegnato, ironico nichilismo di Woody Allen governa i destini umani: il caso. Già lo ha materializzato nella famosa palla da tennis di Match Point in bilico sulla rete. Gustosamente, il film mette a confronto a distanza le filosofie dei due rivali: Alain teorizza il potere assoluto della casualità, Jean pensa che ognuno si fabbrica la propria fortuna. Inutile chiedersi a chi Allen dia ragione.
Tutto ciò alla luce di un’ironia trattenuta (il film non è una farsa come Misterioso omicidio a Manhattan) ma che non perdona nessuno. La stessa Fanny (Lou de Lâage) è tanto oca quanto è graziosa e certamente simpatica; per fortuna ha una madre intelligente (Valérie Lemercier), e lettrice di gialli, che non guasta; ma ciò non basta a dissolvere la suspense dello svolgimento. Il riccioluto Alain (Niels Schneider) sembra un coniglietto di Tex Avery. Quanto a Jean, la grande interpretazione di Melvil Poupaud riesce a trasmettere sia il sincero innamoramento, sia l'atteggiamento da marito-padrone che si impone con la dolcezza (non a caso è appassionato di trenini elettrici: il controllo), sia un'aria di minaccia hitchcockiana. Sullo sfondo, una buona società che non si scompone a frequentare un possibile omicida, che si sussurra sia stato coinvolto anni prima nella sparizione di un suo socio. Anzi, questo è benvenuto come occasione di gossip.
Per una volta, sarebbe stato più opportuno mantenere il titolo originale, Coup de chance, per non perdere il doppio senso di chance, caso e opportunità. Ma in ogni modo, chiamiamolo caso, destino, ananke, è la fortuna cieca che ci governa… fin da quando, sostiene Alain e con lui Allen, eravamo spermatozoi.

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