Davide Gentile
“Realismo
magico” non è solo un’etichetta per scrittori sudamericani
superati ma ha un ruolo nella letteratura italiana (Massimo
Bontempelli); se ne trova traccia pure in vari registi del giovane
cinema italiano, fra cui Gabriele Mainetti, che è anche produttore
di Denti da squalo, esordio nel lungometraggio di Davide
Gentile.
Tratto
da una sceneggiatura vincitrice al premio Solinas, Denti da squalo è un racconto di formazione, in cui il tredicenne Walter fa i conti
con se stesso e con la perdita del padre. Costui, un ex malavitoso
che aveva deciso di darsi a una vita onesta, è morto in un incidente
sul lavoro; il ragazzino lo disprezza per questo mentre lo ammira per
la sua vita precedente di “squalo”, cioè di “duro” che fa
paura a tutti. Ma c’è anche uno squalo vero nel film, tenuto nella
piscina della villa abbandonata di un leggendario boss locale, il
Corsaro. Mentre Walter, in lite con sua madre, entra malgrado la
giovane età in una banda di piccoli criminali del litorale romano,
il rapporto empatico con lo squalo, al centro della storia, la
dimensione “fiabesca” della villa, le apparizioni del padre morto
trasportano il film in una dimensione fra il reale e l’irreale.
Se
il dialogo è un po’ troppo consapevole, e alcune soluzioni
narrative un po’ ovvie, il film possiede un'indubbia energia.
Ovviamente l’elemento fantastico insito gli consente di risolvere
un'impresa difficoltosa sul piano logico (la liberazione dello
squalo) semplicemente giocando sull’ellissi. Davide Gentile, che ha
lavorato a lungo nella pubblicità, sa girare, e mostra una buona
direzione degli attori. I personaggi (Walter, la madre, l’amico
teppista Carlo) non sono nuovissimi ma sono delineati con abilità.
Va segnalato anche il bel montaggio, molto netto, molto funzionale,
di Tommaso Gallone.
(Messaggero Veneto)
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