lunedì 19 giugno 2023

Denti da squalo

Davide Gentile

Realismo magico” non è solo un’etichetta per scrittori sudamericani superati ma ha un ruolo nella letteratura italiana (Massimo Bontempelli); se ne trova traccia pure in vari registi del giovane cinema italiano, fra cui Gabriele Mainetti, che è anche produttore di Denti da squalo, esordio nel lungometraggio di Davide Gentile.
Tratto da una sceneggiatura vincitrice al premio Solinas, Denti da squalo è un racconto di formazione, in cui il tredicenne Walter fa i conti con se stesso e con la perdita del padre. Costui, un ex malavitoso che aveva deciso di darsi a una vita onesta, è morto in un incidente sul lavoro; il ragazzino lo disprezza per questo mentre lo ammira per la sua vita precedente di “squalo”, cioè di “duro” che fa paura a tutti. Ma c’è anche uno squalo vero nel film, tenuto nella piscina della villa abbandonata di un leggendario boss locale, il Corsaro. Mentre Walter, in lite con sua madre, entra malgrado la giovane età in una banda di piccoli criminali del litorale romano, il rapporto empatico con lo squalo, al centro della storia, la dimensione “fiabesca” della villa, le apparizioni del padre morto trasportano il film in una dimensione fra il reale e l’irreale.
Se il dialogo è un po’ troppo consapevole, e alcune soluzioni narrative un po’ ovvie, il film possiede un'indubbia energia. Ovviamente l’elemento fantastico insito gli consente di risolvere un'impresa difficoltosa sul piano logico (la liberazione dello squalo) semplicemente giocando sull’ellissi. Davide Gentile, che ha lavorato a lungo nella pubblicità, sa girare, e mostra una buona direzione degli attori. I personaggi (Walter, la madre, l’amico teppista Carlo) non sono nuovissimi ma sono delineati con abilità. Va segnalato anche il bel montaggio, molto netto, molto funzionale, di Tommaso Gallone.

(Messaggero Veneto)

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