Hayakawa Chie
E’
una tragica tradizione dell’antico Giappone, leggendaria ma non del
tutto, l’ubasute: l’usanza di abbandonare i vecchi a morire
volontariamente in zone isolate, in tempi di fame, perché non pesino
sulla famiglia. Ne parla il famoso romanzo Narayama bushiko di
Fukazawa Shichiro, portato sullo schermo prima da Kinoshita Keisuke
in forme reminiscenti dell’astrazione del Kabuki e più tardi da
Imamura Shohei in forma realistica.
Oggi
il Giappone non conosce più carestie o guerre intestine, ma
paradossalmente soffre di nuovo il problema della vecchiaia e del suo
peso sulla popolazione. E’ uno dei paesi col maggior tasso di
pensionati al mondo, il che rappresenta un grave peso sull'economia,
con proteste dei contribuenti attivi (i quali presumibilmente sono
convinti di godere dell’eterna giovinezza).
Plan
75 di Hayakawa Chie prende le mosse da questo problema sociale. La
regista-sceneggiatrice ha sviluppato un suo episodio nell’antologico
Ten Years Japan del 2018 per girare il presente film, distribuito in
Italia dalla Tucker Film, ambientato in un Giappone distopico del
prossimo futuro. Il governo ha lanciato il Plan 75, un programma di
eutanasia volontaria per gli over 75 (e già si pensa di abbassare il
limite a 65). Gli anziani che accettano il suicidio assistito
ricevono consulenza e aiuto psicologico con una serie di
conversazioni telefoniche, nonché una piccola “buonuscita” da
spendere come vogliono. Il film è acutamente satirico sul modo in
cui il governo “vende” il piano, con manifesti sorridenti e
colorati, spot tv con una testimonial anziana, offerte come il
“pacchetto di gruppo” per cremazione e sepoltura. C’è una vera
accuratezza nella descrizione in ogni dettaglio dell’organizzazione
del Plan 75, che fa venire in mente un grande autore di fantascienza
satirica oggi dimenticato quale Robert Sheckley.
Il
film non è però una satira in senso stretto; sceglie la via del
realismo psicologico, seguendo con adesione le vicende incrociate di
alcune persone: Michi, una donna di 78 anni che decide di aderire al
programma (interpretata dalla grande attrice Baisho Chieko, che ha
appena ricevuto il premio alla carriera al Far East Film Festival
2023); un giovane che si occupa della procedura di suicidio di un
anziano e scopre che è un suo zio allontanatosi dalla famiglia;
un’immigrata filippina che lavora allo smistamento degli oggetti
trovati addosso ai morti – ove è chiaro il paragone implicito con
il nazismo.
Il
film parte da un dato di fatto molto attuale e presente, che è la
perdita di senso dell'anziano nella società contemporanea. Da un
lato viene a mancare il rispetto tradizionale che lo circondava (la
cortesia con cui è trattata Michi nell’ambito del Plan 75 ha
piuttosto qualcosa di commerciale); dall’altro l’anziano stesso
non trova posto nella grande macchina, come mostrano alcune scene di
Baisho Chieko. In questo senso, l’“essere fuori posto” della
vecchia Michi è ancora più impressionante dell’invenzione del
Plan 75: l’arco inventivo si tende dalla speculazione futuristica a
sfondo satirico fino ad incontrare la pura descrizione della realtà
concreta.
La
regia di Hayakawa Chie, al suo primo lungometraggio, non ha grandi
guizzi, appare perfino un po’ scolastica, ma ciò può essere
attribuito a una scelta di ritegno adeguato all’argomento; e
infatti ha un innalzamento emotivo nel bel finale aperto. La
fotografia di Urata Hideho crea un mondo grigio e crepuscolare che
pesa anche sui momenti di allegria di un gruppo di anziani destinato
a disperdersi. In conclusione, il film sa contemperare assai bene
l’aspetto speculativo su un cupo futuro e quello sull’interiorità
dei personaggi, in particolare della protagonista, raggiungendo
un effetto non solo di drammaticità ma anche di veridicità.
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