Soi Cheang
Geniale
cavalcata fra realtà e delirio in forma di commedia nera, Mad Fate
di Soi Cheang (FEFF 2023) presenta un Maestro esorcista (Lam Ka-tung)
che legge il destino delle persone e cerca di modificarlo. O crede
di…? Il film rimane nell’ambiguità poiché il racconto ci porta
profondamente dentro la mente forse allucinata di quest’uomo. I
suoi genitori erano pazzi e lui stesso ha il terrore di scivolare (o
di stare scivolando?) nella pazzia.
Questi
contorcimenti nell’uso dei verbi, cui è obbligato il recensore,
rendono l’idea della radicale ambiguità “fenomenologica” in
cui si muove la narrazione di Mad Fate. Ma torniamo al plot. Il
Maestro cerca, in un inizio esilarante in un cimitero, di cambiare il
destino di morte di una prostituta, che però scappa, giustamente
indignata per il folle rito – e tornata a casa viene assassinata da
un serial killer. Del delitto viene sospettato un (odioso) giovane
pazzoide (Lokman Yeung), assassino di gatti, che era sulla scena del
delitto per caso; ma il Maestro scopre che il suo destino è di
commettere un omicidio, e si dà da fare per sottrarlo al fato, con
riti memorabili nella comicità distruttiva di Soi Cheang (non
dimenticheremo lo “scudo di urina”). Ed è affascinante come due
personaggi tutt’altro che gradevoli assumano un valore empatico ai
nostri occhi.
Naturalmente,
presupponendo che quello che vediamo non sia tutta un’interpretazione
delirante da parte del Maestro (e del suo riluttante discepolo), il
grande tema del film è la determinazione: in quale misura
l’intervento per evitare un male contribuisce a farlo accadere?
Cosa sarebbe accaduto alla prostituta se se ne fosse rimasta a casa
fin dal principio? Ombra di Werner Heisenberg! Il film di Soi Cheang
è un vero esempio del principio di indeterminazione nel racconto
cinematografico.
Ma
c’è di più, e di peggio. Mad Fate tocca un tabù del nostro modo
di pensare: perché noi siamo attaccati all'ipotesi che la divinità
sia benigna, o alla peggio, neutrale. Qui i tentativi del Maestro
vengono frustrati dal destino stesso con un (comico) oggettivo
accanimento crudele: la sua diventa una folle guerra contro il Cielo.
Così, nonostante un accenno di happy ending sul piano morale, la
commedia nera si rivela nerissima; e torna in mente, declinata in chiave comico-grottesca che strizza l'occhio allo spettatore, la cosmologia
spietata di un Lovecraft.
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