sabato 11 febbraio 2023

Tár

Todd Field

Chi ama la musica classica, e non i trapper, non può che amare il notevole Tár di Todd Field, interpretato da una grande Cate Blanchett, che si è meritata la Coppa Volpi a Venezia e ora una candidatura all’Oscar. Questo dramma psicologico su una direttrice d'orchestra ci porta dentro la comprensione della musica attraverso una domanda: che cosa significa dirigere un pezzo? Com’è che Mahler o Beethoven escono dalla partitura e diventano vivi nell’interpretazione? Su questo terreno il film è illuminante, a piccoli tocchi, fra cui una magnifica micro-lezione su Bach che la protagonista impartisce senza gentilezza a un odioso ragazzino fanatico che rappresenta tutto l’orrore della cultura woke. Le prove d’orchestra sono la continua ricerca della perfezione. Delizioso il “Vergessen Sie Visconti, ok?” (“Dimenticatevi di Visconti”) che Tár rivolge all’orchestra provando Mahler. Parimenti Tár ci porta dentro la politica delle grandi orchestre, terreno di scontro sia come gestione sia come motivi personali.
Arrogante e geniale, dotata di un umorismo sarcastico, Lydia Tár è una direttrice d’orchestra, lesbica e sposata con una donna che è il primo violino nella sua orchestra a Berlino. Hanno una bambina, che viene bullizzata a scuola e Tár risolve la questione con una gelida minaccia alla bulla. Per l’acutezza delle sue opinioni, per il modo vigoroso di esprimerle e anche per il carattere outspoken Tár fa pensare a un altro genio femminile omosessuale, non immaginaria questa: Camille Paglia.
Da una posizione di fama mondiale, Tár cade rovinosamente, perdendo anche la famiglia, quando viene accusata di essere una predatrice sessuale e di avere stroncato la carriera a una musicista morta suicida. Il film è un apologo sulla fragilità del potere nella nostra epoca, che non dipende dalla posizione conquistata ma va negoziato continuamente con i media. La caduta di Tár comincia con un fake (un video preso con l’Iphone e artatamente rimontato) – e poi su di lei si scatenano attivisti e metooiste. “Al giorno d’oggi essere accusati significa essere colpevoli”, sentiamo nel film.
Certamente Lydia Tár ha in sé un lato oscuro. Si spinge solo fino al favoritismo nelle scelte (peraltro in sé oculate), o arriva alla persecuzione? Imbroglia le carte per imporre nel concerto per violoncello e orchestra di Elgar una violoncellista che le piace (nella prima apparizione vediamo solo i suoi piedi scendere le scale, risuonando ominously come le note iniziali della Quinta – e poi, ellissi). Poi però si è studiata un concerto di lei in videocassetta, e la ragazza è bravissima.
Fino a che punto Tár abusi del suo potere, il film lo lascia alla decisione dello spettatore, bilanciando imparzialmente l’autodifesa di Tár e le accuse che la travolgono – non per opportunismo (sarebbe stato più facile fare una sviolinata al MeToo) ma perché il personaggio è tridimensionale. C’è un’ambiguità di fondo negli esseri umani – e quindi nei personaggi artisticamente riusciti – che rende difficile, e in arte affascinante, scrutarci dentro e giudicare. Peraltro esiste anche il tema generale della non coincidenza fra l’arte e la persona, che qui, sebbene non portato in primo piano, rimane implicito. Quel ch’è certo è che questo personaggio formidabile ci appare nel corso del film come un’adulta in un mondo di bambocci.
Sotto la narrazione corre una riflessione continua sul suono (reali o immaginari quelli che sente a volte Tár?) all'interno della grande esposizione sulla musica. C’è in Tár una capacità di messa in scena elegante, di narrazione in piccoli episodi netti e pensosi, che ricorda il cinema di altri tempi. Il racconto è libero, ellittico, con sospensioni narrative e dettagli appena accennati (solo nella parte finale diventa alquanto sbrigativo); questo è un film che stabilisce le proprie regole e non fa compromessi – del resto Field è stato allievo di Stanley Kubrick ai tempi del suo primo film – un po’ come la sua protagonista. Nell’epoca del cinema pappa-in-bocca per lo spettatore, Tár è un film profondamente adulto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie.