Shawn Levy
Se
potessimo avere
la macchina del tempo e
andare
nel passato a
uccidere Hitler o
“aggiustare” la storia qua e là… non sembra una buona idea? Ma
basta rifletterci un attimo
per capire che cambiare il
futuro è
un’operazione pericolosissima (morale: gli
Hitler è meglio ucciderli nel loro
tempo). Nel piacevole film
fanta-avventuroso di Shawn
Levy The Adam
Project, il
futuro
è dominato
dalla perfida industriale
Maya Dorian (Catherine
Keener),
ex socia del defunto dottor
Reed, il fisico le cui ricerche hanno reso possibile il viaggio nel
tempo. Anno 2050: il figlio di Reed, Adam (Ryan Reynolds),
pilota di un “jet temporale”, ruba l’apparecchio per saltare
nel 2018 a salvare sua moglie Laura
(Zoe Saldana), pilota come
lui, che Maya
ha fatto assassinare in
missione. Braccato, finisce
invece nel 2022 e vi
incontra se stesso a
12 anni (Walker
Scobell),
adolescente difficile
perché soffre per la
morte improvvisa
del padre. Al centro del
film, sotto la peripezia fantascientifica, stra l'estraniazione
di Adam, in
entrambe le età. “E’
più facile essere arrabbiati che tristi”.
Questa
teoria psicologica piuttosto traballante è figlia in tutto e per
tutto del nuovo narcisismo americano. In ogni modo, è un tratto
gradevole del film che
il dodicenne sia dipinto come un nerd sarcastico anziché come il
solito stronzetto ingrugnato che
si vede sempre. In
fuga da
Maya e dalle sue guardie,
l’Adam
adulto e l’Adam giovanissimo vanno insieme nel
2018, avendo deciso di tagliare il male alla radice: bisogna impedire
che il dottor Reed (Mark
Ruffalo) inventi il viaggio
nel tempo.
Se
chi legge ha sentito odore di Ritorno al futuro incrociato con Terminator, ha
assolutamente ragione;
e ci sono dentro anche Star
Wars negli scontri fisici
con una specie di lightsaber e Top Gun nel duello fra due jet. Il
trucco di The Adam Project è di menzionare esplicitamente
il film copiato,
cosicché
il saccheggio viene
nobilitato a citazione.
Se
la regia di Shawn Levy è funzionale ma piuttosto piatta, il film può
contare, oltre che sull'aspetto avventuroso, su una buona
sceneggiatura (il fascino oscuro del paradosso temporale non delude
mai) che nel climax vede contrapporsi due Adam e due Maya, con la più
vecchia che suggerisce nefandezze a se stessa giovane – nonché su
un dialogo vivace: il gioco di sponda fra Adam adulto e Adam
dodicenne è forse l’aspetto migliore, con Adam che fa da burbero
fratello maggiore a un se stesso che disprezza per come aveva
trattato la madre. Tutti abbiamo nel nostro passato attitudini di cui
pentirci; ma non tutti abbiamo l'opportunità di tornare indietro a
dircelo in faccia.
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