venerdì 28 gennaio 2022

Un eroe

Asghar Farhadi

Kafka in Iran? Non proprio, è un film molto concreto; ma certo è di quelle che popolarmente chiamiamo “kafkiane” l'avventura di Rahim nel film di Asghar Farhadi Un eroe. Il protagonista è in prigione per un debito coll'ex suocero, che ha il dente avvelenato verso di lui. La sua fidanzata (però il loro impegno non è ancora stato ufficializzato) ha trovato per strada una borsa smarrita con dentro 17 monete d'oro; durante un breve permesso dell'uomo, i due cercano di venderle, per pagare in parte il debito e far uscire Rahim di prigione, ma poi rinunciano – peraltro l'onestà non è il primo motivo a emergere – e mettono un annuncio per restituirle. Si fa viva in lacrime, presso la sorella di Rahim, la donna che le ha perse; aveva tenuto segreti questi suoi risparmi al marito e al fratello, che li avrebbero dilapidati. La storia della restituzione si viene a sapere e Rahim diventa un eroe sui media – con grande entusiasmo dei dirigenti della prigione.
Sembra un colpo di fortuna – ma su quella maledizione di Dio che sono i social cominciano a girare delle voci (pompate inizialmente dall'ex suocero) che sia tutta una truffa, architettata da Rahim e magari anche dai dirigenti della prigione (per distogliere l'attenzione dal suicidio di un detenuto).
Fatto sta che Rahim nelle sue dichiarazioni pubbliche ha innocentemente alterato la verità, dicendo di aver trovato lui la borsa, per lasciare fuori dalla faccenda la fidanzata. Così si ritrova nella stessa situazione da sabbie mobili dei noir e delle commedie: una piccola bugia costringe a dirne sempre più grosse e così via, “a valanga”. In generale noi spettatori del film ci troviamo in una situazione privilegiata, con uno sguardo al di sopra dei personaggi; vediamo la separazione tra le parole dei protagonisti e ciò che conosciamo. E contemporaneamente, mentre crediamo di vedere tutto, ci è precluso quello che è dentro i cuori.
Il guaio peggiore è che la donna beneficiata, che potrebbe testimoniare, è introvabile. Ah, ma poi: era davvero quella giusta? Qui la nostra situazione di privilegio spettatoriale cessa, e non ne sappiamo più dei protagonisti. Nell'episodio della restituzione della borsa la donna è molto commovente, certo; retrospettivamente pensiamo che se stava recitando è un'ottima attrice. Ma un momento: stiamo vedendo un film: è un'ottima attrice. A quale livello, dentro o fuori del plot, si situa la sua recitazione? Questo esempio ci dice come il film di Farhadi sia complesso sotto la sua semplicità: una partita a a scacchi narrativa dove ogni mossa spiazza rispetto alla precedente.
All'ombra di un regime chiuso, Un eroe è un film senza personaggi cattivi (semmai, mediocri burocrati) – ivi compreso l'ex suocero, che ha tutte le ragioni di lamentarsi per la dote della figlia andata in fumo. Un eroe – potremmo dire – traduce in lingua persiana la famosa frase de La regola del gioco di Jean Renoir: “Il tragico della vita è che ciascuno ha le sue ragioni”.

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