Christian Schwochow
E'
ancora nei cinema una gustosissima avventura, The King's
Man – Le origini, sullo sfondo
di una ricostruzione storica della Prima Guerra Mondiale totalmente
folle: Rasputin che combatte come un Bruce Lee russo, Mata Hari che
seduce e ricatta il presidente Wilson! Eppure tout se
tient: questa stravaganza
funziona, grazie all'abilità della realizzazione. Pure il thriller
d'epoca Monaco – Sull'orlo della guerra
(dal romanzo di Robert Harris), su Netflix, porta la fantasia sul
terreno della storia, benché molto meno. Durante la famosa
Conferenza di Monaco del 1938, in cui Chamberlain si fece abbindolare
da Hitler in nome dell'appeasement,
un diplomatico tedesco deluso dal nazismo contatta un vecchio amico
inglese dei tempi di Oxford per consegnargli un documento che ha
rubato, dal quale risultano chiare le vere intenzioni di Hitler. Deve
farlo arrivare a Chamberlain affinché l'Inghilterra non firmi il
Patto.
Idea suggestiva, ma ben
poco funziona. Vengono attivati tutti i luoghi comuni dello
spionaggio cinematografico; la messa in scena, con la città di
Monaco pullulante di nazisti, è costosa ed efficace; ma una buona
dose d'ingenuità narrativa la mette in crisi. Questi cospiratori
sarebbero finiti nelle grinfie della Gestapo in dieci minuti.
Soprattutto, c'è all'inizio una parte sentimentale (il matrimonio in
crisi dell'inglese) ficcata nel film col calzascarpe, e talmente
sciocca – questa moglie inglese del 1938 sembra la classica moglie
rompiscatole americana dei film tv del 1990 – da indisporre lo
spettatore. Il vero pilastro del film è Jeremy Irons con
un'interpretazione davvero eccellente di Chamberlain (del cui
comportamento si tenta un'avventurosa rivalutazione positiva, facendo
un po' a pugni con la logica). Sarebbe stato splendido vederla in un
film migliore.
(Messaggero Veneto)
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