sabato 24 luglio 2021

Vanya al Parco Moretti

 regia di Rita Maffei

Grande serata di teatro sabato 24 alle 19 al Parco Moretti di Udine con “Vanja al Parco Moretti”, messo in scena dal CSS per il progetto “Vanja in città” di Rita Maffei.
Una parola di spiegazione. Tutti conosciamo il film di Louis Malle “Vanya sulla 42° Strada”, in cui Malle filma (non in modo meccanico!) le prove di un “Zio Vanja” a New York per la regia di André Gregory, con Wallace Shawn nel ruolo di Vanja – spettacolo mai andato in scena. In epoca di Covid, nel 2020 “Vanja in città”, ispirandosi liberamente al film, ha ambientato le prove di “Zio Vanja” in una serie di luoghi urbani, per un pubblico ristretto. Così il dramma di Čechov si concretizza in una serie di rifrazioni che, portandolo fuori dal teatro, compongono un dialogo fra il testo e la città. Gli attori si muovono col copione in mano. E tutto ciò, paradossalmente, esalta la purezza del testo.
Ripreso nel 2021, sabato ho visto “Zio Vanja” recitato (magnificamente) sull'erba del Parco Moretti. Va detto che, al di là del suo carattere di singola “rifrazione”, l'ambientazione del parco, con l'erba e gli alberi, realizza di per sé un'idea vincente di regia. Porta tangibilmente in primo piano quella presenza della campagna, piena, totale, che informa il dramma. Depura l'astrazione della messa in scena senza minimamente far concessioni al naturalismo. Il frinire autentico di grilli e cicale nella sera! I pochi arredi di scena – tavoli, tavolini, sedie – che rappresentano i luoghi della villa “labirinto” sono posizionati sull'erba a pochi metri l'uno dall'altro, il che consente anche alcuni graziosi scherzi di regia, come salutare o indicare un personaggio teoricamente fuori scena quando si parla di lui (il che rinforza quella compattezza del disegno dei personaggi nel dramma). Idem, la situazione “intima” all'aperto, che attenua particolarmente la sensazione della “quarta parete”, rende più che mai scorrevole la trasformazione dei saluti ai personaggi nell'ultimo atto in un saluto al pubblico.
Ma ciò che importa è la tessitura, il pathos, del dramma, come emerge grazie al livello eccellente, emozionante, delle interpretazioni: Gabriele Benedetti, Pepa Balaguer, Paolo Fagiolo, Fabiano Fantini, Daniela Fattori, Natalie Norma Fella, Rita Maffei, Klaus Martini, Nicoletta Oscuro. Regia di Rita Maffei, scena di Luigina Tusini.
Alla conclusione, col sublime discorso di Sonja “Noi vivremo” – una pagina che forse è ispirata al discorso di Marmeladov in “Delitto e castigo”, e certamente raggiunge la stessa altezza di speranza ultraterrena – avevo le lacrime agli occhi.

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