lunedì 5 luglio 2021

Sugar St. Studio

Sunny Lau

Sugar St. Studio di Sunny Lau è la quintessenza del cinema popolare di Hong Kong, ancor più dei notevoli Hand-Rolled Cigarette o Time, presenti in questa edizione. Basta vedere la tempesta di dialogo velocissimo in cantonese fra Matt Chow ed Eric Kot che apre il film. A questo punto, cosa importa un minimo di lentezza a mettersi in moto dopo quest'apertura? O il fatto che i quattro giovani protagonisti non siano all'altezza dei vecchi attori (compare in un cameo anche Susan Shaw nei panni di una sciamana)?
Un produttore cinematografico imbroglione (Matt Chow) convince alcuni giovani autori di effetti speciali horror a metter su per lui una “casa stregata” da visitare a pagamento, promettendo che poi la useranno per un film (non manca il discorso sul fatto che a Hong Kong non si girano più horror a causa delle co-produzioni con la Cina continentale, dove l'argomento è proibito). E la mettono in un vecchio studio cinematografico con fama di essere infestato: 30 anni prima un attore vestito da clown impazzì e scatenò un incendio uccidendo se stesso, la protagonista e due della troupe. Si salvò il protagonista maschile che era uscito. Naturalmente il posto è infestato davvero, dal fantasma dell'attrice morta bruciata. Ma i quattro scoprono, comunicando col fantasma, che la storia è tutta diversa da come la raccontava l'attore sopravvissuto...
È una pura commedia soprannaturale hongkonghese, che usa – vedi la scena dell'appartamento dell'attore – anche i classici colori verdi e rossi dell'horror hongkonghese; e che perfino raggiunge nel pre-finale, con l'incontro dei due spettri, un tocco patetico proprio vecchia Hong Kong. Chiaro che, se fossimo al tempo in cui Ann Hui, Sammo Hung, Wu Ma e compagnia bella giravano commedie horror, Sugar St. Studio
apparirebbe inferiore. Ma paradossalmente questo è un motivo in più per apprezzarlo, come grazioso omaggio a quell'epoca.

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