sabato 11 luglio 2020

Labyrinth of Cinema


Obayashi Nobuhiko

Ultimo film del maestro giapponese Obayashi Nobuhiko, morto lo scorso aprile, lo splendido Labyrinth of Cinema è un film-testamento. Lungo tre ore, è come un grande sogno a occhi aperti. Potremmo dire che Obayashi costruisce Labyrinth of Cinema un po' come Dante aveva costruito la Divina Commedia: un'opera d'arte totale e finale, in cui riversare tutte le idee e le suggestioni formali di un'intera vita.
E' l'ultima notte di esistenza di un piccolo cinema, celebrata con una maratona di film di guerra. Vi assistono tre giovani spettatori che sono un gentile cinefilo, uno storico del cinema un po' nerd e un buffo aspirante yakuza. Più il viaggiatore nel tempo Fanta G, arrivato con la sua navicella. Più una ragazza, Noriko, che appare al cinefilo, innamorato di lei, in bianco e nero – anche perché è un fantasma.
Ma ecco che Noriko entra dentro il film proiettato, e anche i tre spettatori ci vengono risucchiati (spiritosamente Obayashi commenta per bocca del proiezionista che è più facile farsi assorbire da un film sullo schermo che da uno in home video). I nostri eroi attraversano tutta la storia bellica del Giappone, dalla caduta dello shōgunato fino a Hiroshima, attraverso tutta la storia del cinema giapponese: sempre cercando di tener fede alla promessa fatta a Noriko di salvarla, mai riuscendoci. Alla base c'è un convinto discorso pacifista. La pagina su Hiroshima è una delle più alte del cinema giapponese recente.
Nume tutelare del film è il poeta Nurayama Chuya, di cui sentiamo le brevi poesie, e un po' anche l'attore Maruyama Sadao (l'interprete di Moglie, sii come una rosa! di Naruse), morto a Hiroshima. Davvero Labyrinth of Cinema è un labirinto, pieno di riferimenti cinematografici (compaiono “in persona” anche John Ford e Ozu Yasujiro – che dialoga post mortem col suo amico Yamanaka Sadao, l'autore di Sentimenti umani e palloncini di carta che dopo quel film fu arruolato per punizione e morì al fronte). Nonché di scherzi metacinematografici (i tre, per esempio, non dimenticano mai di essere membri del pubblico e si chiedono se possono morire nel film).
Obayashi inserisce nel film anche l'episodio infantile autobiografico di quando cancellò una pellicola che gli era stata regalata per il suo proiettore e ci disegnò sopra un cartone animato fotogramma per fotogramma. Ecco, questa è stata la natura di Obayashi Nobuhiko: ridisegnare il cinema.

Messaggero Veneto

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