Obayashi Nobuhiko
Ultimo
film del maestro giapponese Obayashi Nobuhiko, morto lo scorso
aprile, lo splendido Labyrinth of Cinema è un
film-testamento. Lungo tre ore, è come un grande sogno a occhi
aperti. Potremmo dire che Obayashi costruisce Labyrinth of Cinema
un po' come Dante aveva costruito la Divina Commedia: un'opera
d'arte totale e finale, in cui riversare tutte le idee e le
suggestioni formali di un'intera vita.
E'
l'ultima notte di esistenza di un piccolo cinema, celebrata con una
maratona di film di guerra. Vi assistono tre giovani spettatori che
sono un gentile cinefilo, uno storico del cinema un po' nerd e un
buffo aspirante yakuza. Più il viaggiatore nel tempo Fanta G,
arrivato con la sua navicella. Più una ragazza, Noriko, che appare
al cinefilo, innamorato di lei, in bianco e nero – anche perché è
un fantasma.
Ma
ecco che Noriko entra dentro il film proiettato, e anche i tre
spettatori ci vengono risucchiati (spiritosamente Obayashi commenta
per bocca del proiezionista che è più facile farsi assorbire da un
film sullo schermo che da uno in home video). I nostri eroi
attraversano tutta la storia bellica del Giappone, dalla caduta dello
shōgunato fino a
Hiroshima, attraverso tutta la storia del cinema giapponese: sempre
cercando di tener fede alla promessa fatta a Noriko di salvarla, mai
riuscendoci. Alla base c'è un convinto discorso pacifista. La pagina
su Hiroshima è una delle più alte del cinema giapponese recente.
Nume
tutelare del film è il poeta Nurayama Chuya, di cui sentiamo le
brevi poesie, e un po' anche l'attore Maruyama Sadao (l'interprete di
Moglie, sii come una rosa! di Naruse), morto a Hiroshima.
Davvero Labyrinth of Cinema è un labirinto, pieno di
riferimenti cinematografici (compaiono “in persona” anche John
Ford e Ozu Yasujiro – che dialoga post mortem col suo amico
Yamanaka Sadao, l'autore di Sentimenti umani e palloncini
di carta che dopo quel film fu arruolato per punizione e morì al
fronte). Nonché di scherzi metacinematografici (i tre, per esempio,
non dimenticano mai di essere membri del pubblico e si chiedono se
possono morire nel film).
Obayashi
inserisce nel film anche l'episodio infantile autobiografico di
quando cancellò una pellicola che gli era stata regalata per il suo
proiettore e ci disegnò sopra un cartone animato fotogramma per
fotogramma. Ecco, questa è stata la natura di Obayashi Nobuhiko:
ridisegnare il cinema.
Messaggero
Veneto
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