Mikhail Red, regista
filippino figlio d'arte, aveva già girato un film
interessante, Birdshot, in cui la prima parte aveva
un'atmosfera (appunto...) eerie, mentre la seconda, diciamo
poliziesca, prendeva tutt'altra direzione. Ora si butta nell'horror
vero e proprio, e ne realizza uno assai notevole. Come nel capolavoro
Seclusion di Erik Matti, l'incrocio di terrore
e di ambientazione legata al cattolicesimo produce
risultati eccellenti.
La storia si svolge
a Santa Lucia, un istituto religioso per ragazze gestito da suore
severissime (non fa meraviglia che quando si riuniscono in cappella
si canti il Dies Irae). L'unica laica della scuola è la
consulente psicologica Miss Pat . L'istituto Santa Lucia è infestato
dal fantasma di una educanda, Erika, che si è impiccata in un
gabinetto anni prima. Ora, Pat ha qualità paranormali e riesce a
vedere e parlare col fantasma di Erika, il quale però è molto
ambiguo nelle loro conversazioni. Siccome nell'istituto accadono cose
terribili, per Pat è urgente scoprire cos'è veramente successo.
Eerie è
intelligente e ricco di suspense. Vero che c'è una certa tendenza ad
appoggiarsi molto sugli effetti sonori e anche sulla consueta
situazione dell'avvicinarsi a un personaggio di spalle (quando si
volta, si sa già che non ti piacerà quello che vedi); però sono
difetti minori rispetto alla logica e alla coerenza con cui il film è
condotto: mantiene il mistero tanto da realizzare una specie di
autentico film giallo dell'orrore, e senza quelle sbavature logiche
che caratterizzano certi horror locali. Come in quasi tutti i buoni
horror, il vero terrore ancor più che il mostro è il dolore umano.
Il film è
interamente attraversato dal tema dello sguardo. Conviene ricordare
che Santa Lucia fu martirizzata cavandole gli occhi, e infatti
nell'iconografia è rappresentata con in mano un piatto coi suoi
occhi sopra – come vediamo nella statua davanti all'istituto. Occhi
cavati della statua, occhi che piangono sangue, specchi, fotografie
rivelatrici, perfino (particolare intelligente!) le lenti a contatto
di Pat, tutto si collega alla visione; e ciò rappresenta una linea
rossa che aggiunge compattezza al film.
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