Se Operation Red
Sea di Dante Lam sembra un film di James Bond, coi suoi
travestimenti e infiltrazioni, per l'analogo Wolf Warrior II
possiamo riferirci al secondo e terzo Rambo (compreso
l'aspetto masochistico/sacrificale) – come mostra anche la
fabbricazione di un'arma di fortuna, la balestra con frecce
avvelenate. Non può essere casuale la somiglianza strutturale,
di sceneggiatura, fra il film di Wu Jing e quello di Dante Lam
(inizio coi pirati, centralità nave da guerra cinese, evacuazione
civili cinesi da una guerra civile, perfino lo scontro fra carri
armati): come succede in America, ma anche in Cina, sembra che ci sia
stata una gara a realizzare la stessa storia. Vince di sicuro Wolf
Warrior II, che mescola l'azione a un protagonista ben definito,
con una backstory e una certa pregnanza interpretativa, a
differenza delle figure umbratili dell'altro film.
Wolf Warrior II e
Operation Red Sea sono esempi eclatanti della
hollywoodizzazione del cinema di blockbuster cinese,
che dispiace, perché rappresenta la perdita delle caratteristiche
nazionali a favore di una sorta di “cinema fotocopia”. Un
processo non concluso ma molto avanzato – e se dico non concluso è
perché si mantengono alcune ingenuità ed errori di sceneggiatura
che Hollywood non commetterebbe. Un esempio: il film delineando la
situazione all'inizio non insiste a sufficienza su quella malattia
tipo Ebola che in seguito ha un ruolo così importante nel plot.
Detto ciò, Wolf Warrior II è molto divertente e batte senza
fatica il suo gemello/concorrente, sia come tessitura generale
(qualche ingenuità a parte) sia per la bellezza di alcune scene
d'azione: cito in particolare la battaglia contro i droni e quella
fra carri armati.
Sul piano della
sociologia della cultura, poi, il film è interessantissimo come
raffigurazione nazionalistica di un impero in ascesa. C'è però un
particolare interesse nella sequenza della demolizione della casa
della vedova, con gli speculatori edilizi potenti e crudeli e la
polizia che li appoggia: una pennellata di realtà sulla nuova Cina
che fa da contraltare al trionfalismo imperial-patriottico del film.
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