sabato 5 maggio 2018

The Portrait

Loy Arceñas 

Tratto da una famosa pièce teatrale, Ritratto dell'artista come filippino, lo si potrebbe definire un musical, perché i brani di dialogo sono soverchiati quantitativamente da canzoni, che però hanno uno scopo dialogico e narrativo; in questo senso sarebbe più adatto parlare di film-opera; anche perché nel musical di solito i numeri musicali sono “attrazioni” che non mandano avanti la trama, mentre qui avviene esattamente il contrario. In alcuni momenti (come il coro del brindisi “Viva la Virgen!” nella parte finale) il film diviene apertamente operistico. Il riferimento occidentale più vicino che viene in mente sono i film di Jacques Demy (Les parapluies de Cherbourg, Les demoiselles de Rochefort, Une chambre en ville); e un altro riferimento è, ovviamente, Resnais.
The Portrait mantiene nelle entrate e uscite dei numerosi personaggi l'impianto teatrale, pur allargandosi, con misura, all'esterno. La lista dei personaggi è una serie di figurette schizzate con vera abilità, nonché humour, che ruotano intorno alle due inquiete sorelle protagoniste. Il film è ambientato a Manila subito prima della II guerra mondiale. Fondamentalmente è la storia delle due sorelle nella loro grande casa: la loro ricchezza è decaduta e loro continuano a riandare malinconicamente al passato – cercando anche di mantenere le apparenze della ricchezza andata. Il film ruota intorno a un bizzarro quadro (il portrait eponimo) dipinto dal loro padre pittore, ma questo quadro non viene mai enunciato visivamente, il che ne amplifica il significato. Il padre non è morto ma si è ritirato in camera sua e non esce più dopo un misterioso “incidente”.
E' un'elegia sulla morte di un'antica buona società filippina (della Manila aristocratica e intellettuale) e di una civiltà, di forte influenza spagnola, perita con la guerra. O forse del suo sogno, visto il sarcasmo con cui vengono presentati vari personaggi: ricorre il tema del tradimento degli ideali artistici; ed è evidente il senso di illusione generale. Lo stesso soprannome del padre pittore, Lorenzo il Magnifico, allude a una civiltà scomparsa. E in quest'operazione sulla nostalgia, la memoria, la frustrazione e il disinganno The Portrait raggiunge una commovente intensità.

Nessun commento: