Tratto da una famosa
pièce teatrale, Ritratto dell'artista come filippino, lo si
potrebbe definire un musical, perché i brani di dialogo sono
soverchiati quantitativamente da canzoni, che però hanno uno scopo
dialogico e narrativo; in questo senso sarebbe più adatto parlare di
film-opera; anche perché nel musical di solito i numeri musicali
sono “attrazioni” che non mandano avanti la trama, mentre qui
avviene esattamente il contrario. In alcuni momenti (come il coro del
brindisi “Viva la Virgen!” nella parte finale) il film diviene
apertamente operistico. Il riferimento occidentale più vicino che
viene in mente sono i film di Jacques Demy (Les parapluies de
Cherbourg, Les demoiselles de Rochefort, Une chambre en
ville); e un altro riferimento è, ovviamente, Resnais.
The Portrait
mantiene nelle entrate e uscite dei numerosi personaggi
l'impianto teatrale, pur allargandosi, con misura, all'esterno. La
lista dei personaggi è una serie di figurette schizzate con vera
abilità, nonché humour, che ruotano intorno alle due inquiete
sorelle protagoniste. Il film è ambientato a Manila subito prima
della II guerra mondiale. Fondamentalmente è la storia delle due
sorelle nella loro grande casa: la loro ricchezza è decaduta e loro
continuano a riandare malinconicamente al passato – cercando anche
di mantenere le apparenze della ricchezza andata. Il film ruota
intorno a un bizzarro quadro (il portrait eponimo) dipinto dal
loro padre pittore, ma questo quadro non viene mai enunciato
visivamente, il che ne amplifica il significato. Il padre non è
morto ma si è ritirato in camera sua e non esce più dopo un
misterioso “incidente”.
E' un'elegia sulla
morte di un'antica buona società filippina (della Manila
aristocratica e intellettuale) e di una civiltà, di forte influenza
spagnola, perita con la guerra. O forse del suo sogno, visto il
sarcasmo con cui vengono presentati vari personaggi: ricorre il tema
del tradimento degli ideali artistici; ed è evidente il senso di
illusione generale. Lo stesso soprannome del padre pittore, Lorenzo
il Magnifico, allude a una civiltà scomparsa. E in quest'operazione
sulla nostalgia, la memoria, la frustrazione e il disinganno The
Portrait raggiunge una commovente intensità.
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