venerdì 4 maggio 2018

A Special Lady

Lee An-gyu


Le bellissime ragazze del bordello di lusso La Tête possono rappresentare il frutto proibito per gli industriali coreani che lo frequentano – ma questo frutto rivela un sapore amaro quando vengono ricattati, con filmati ripresi da telecamere nascoste, da un'organizzazione criminale specializzata in prestiti a usura. Quest'attività fornisce lo sfondo al vivace gangster movie d'azione A Special Lady, scritto e diretto dall'esordiente Lee An-gyu.
Mentre il boss dell'organizzazione, Mr. Kim, pensa di ritirarsi, anche il suo braccio destro Na Hyung-jung (la special lady eponima, interpretata da Kim Hye-soo), che ha scalato i ruoli da semplice prostituta a vice-capo della banda sotto un altro nome, vorrebbe smettere. Ha un figlio all'estero che ignora che lei sia sua madre e conosce solo Kim come suo padre. Ma non c'è speranza di salvezza. L'esecutore dei lavori sporchi della banda, il violento gangster Im Sang-hoon (Lee Sun-kyun), è innamorato da sempre di Hyung-jung e geloso di Kim; inoltre il corrotto procuratore distrettuale Choi, anche lui ricattato con uno dei filmati compromettenti, è pronto a tutto per liberarsi della minaccia intromettendosi nei giochi di potere della banda. Intanto un giovane boss rivale, che ha i suoi conti da regolare, trama vendetta.
A Special Lady è un neo-noir elegante e atmosferico, in cui si ritrovano due capisaldi del genere. Il primo è l'ombra del tradimento sempre in agguato in un mondo dalle fedeltà ambigue e aleatorie. Il secondo è quello degli amori disperati e feroci, confusi persino a se stessi. Il rapporto tra la protagonista Hyun-jung e il gangster Song-hoon introduce un romanticismo mélo che culmina in un finale vagamente alla Duello al sole. E l'elemento mélo è doppio nel film, visto il tema della maternità sottaciuta e respinta collegato alla presenza del figlio segreto.
Non manca quella costante del cinema coreano recente che è uno sguardo cupamente pessimistico sulla corruzione presente nella classe dirigente del Paese – basta pensare ai film usciti negli ultimi anni, come The Unjust e Veteran di Ryoo Seung-wan, Inside Men di Woo Min-ho, The Unfair di Kim Sung-je, The King di Han Jae-rim, The Mayor di Park In-je. In A Special Lady, la figura del District Attorney Choi fornisce al film il villain peggiore di un'intera collezione.
Accanto a Kim Hye-soo brilla il suo partner Lee Sun-kyun (l'indimenticabile poliziotto disonesto di A Hard Day di Kim Seong-hun). Esteriormente civilizzato ma incapace di evoluzione, il suo Sang-hoon è l'uomo bloccato in un doppio loop, criminale e amoroso, segnato sul torace da una cicatrice e un tatuaggio che sono due marchi d'amore inscritti nella carne. Lee Hee-joon (Sori: Voice from the Heart, FEFF 18) porta al personaggio di Choi una convincente dose di malvagità matter of fact. Il giovane Kim Min-suk, pluripremiato come miglior nuovo attore in varie serie televisive, dà il massimo di concretezza possibile a un personaggio, il figlio, piuttosto unidimensionale.
Però A Special Lady è in primo luogo il film di Kim Hye-soo. In versione bionda coi capelli corti, la diva (ospite al FEFF nel 2007) è perfetta sia nella fredda sicurezza di sé (“Questa non è corruzione e non è un negoziato. Questo è ricatto”) sia nel dolore trattenuto che traspare dal suo personaggio tanto duro quanto sventurato. Specialista nell'interpretare donne forti e passabilmente pericolose, Kim Hye-soo non è solo la perfetta femme fatale ma disegna ritratti di donne capaci di esercitare il potere nel mondo iper-maschilista della malavita coreana (Tazza: The High Rollers, The Thieves, Coin Locker Girl).
In scene d'azione molto ben realizzate, la vediamo sbarazzarsi sanguinosamente di stuoli di nemici, ora maneggiando come arma di fortuna una sega circolare, ora irrompendo in un edificio per fare una strage che farebbe l'invidia della Uma Thurman di Kill Bill – senza però la sua invulnerabilità. E tuttavia sono l'amore e la disperazione che si leggono nei suoi occhi a imprimersi specialmente nella memoria.

(Catalogo FEFF 2018)

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