sabato 5 maggio 2018

Side Job.

Hiroki Ryuichi

Hiroki Ryuichi è un autore che decisamente fa troppi film per il suo stesso bene, alternandosi tra opere apertamente commerciali e pensosi capolavori come Side Job. (l'assurdo puntino fa parte del titolo), che è migliore anche di The Many Faces of Ito, altro grande film recente di Hiroki, non presente al FEFF.
Riflessione sulla vita da sfollati permanenti degli ex abitanti di Fukushima, Side Job. gioca artisticamente sulla lentezza, ma in questo raggiunge qualcosa di ipnotico. Si potrebbe dire che è l'equivalente cinematografico (attenzione: non intendo sul piano visuale) di certi dipinti di Edward Hopper. Hiroki distilla il tempo in gocce, e lavora quasi esclusivamente sull'implicito; quello che caratterizza questo regista nelle sue opere migliori è l'assoluto senso di realtà che riesce a trasmettere.
Le scene narrative sono intervallate da inquadrature a volo d'uccello che hanno, sì, un valore connettivo, ma anche un riflesso drammatico: non visualmente ma solo come richiamo concettuale. Vale a dire che non solo come pregnanza narrativa ma anche sul piano del linguaggio cinematografico il film è fulminante. Perfino l'inquadratura più semplice è bellissima; Hiroki rende artistico perfino un arrivo alla stazione di Shibuya nel vagone del metrò; e i raffinati movimenti di macchina riescono a rendere inedita la quotidianità di ambienti e scene.

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