Hiroki Ryuichi è un
autore che decisamente fa troppi film per il suo stesso bene,
alternandosi tra opere apertamente commerciali e pensosi capolavori
come Side Job. (l'assurdo puntino fa parte del titolo), che è
migliore anche di The Many Faces of Ito, altro grande
film recente di Hiroki, non presente al FEFF.
Riflessione sulla
vita da sfollati permanenti degli ex abitanti di Fukushima, Side
Job. gioca artisticamente sulla lentezza, ma in questo raggiunge
qualcosa di ipnotico. Si potrebbe dire che è l'equivalente
cinematografico (attenzione: non intendo sul piano visuale) di certi
dipinti di Edward Hopper. Hiroki distilla il tempo in gocce, e lavora
quasi esclusivamente sull'implicito; quello che caratterizza questo
regista nelle sue opere migliori è l'assoluto senso di realtà che
riesce a trasmettere.
Le scene narrative
sono intervallate da inquadrature a volo d'uccello che hanno, sì, un
valore connettivo, ma anche un riflesso drammatico: non visualmente
ma solo come richiamo concettuale. Vale a dire che non solo come
pregnanza narrativa ma anche sul piano del linguaggio cinematografico
il film è fulminante. Perfino l'inquadratura più semplice è
bellissima; Hiroki rende artistico perfino un arrivo alla stazione di
Shibuya nel vagone del metrò; e i raffinati movimenti di macchina
riescono a rendere inedita la quotidianità di ambienti e
scene.
Nessun commento:
Posta un commento