In
Love and Other Cults è sicuramente centrale il fatto che la
protagonista si chiami Ai (Amore). Questo perché
il film, almeno come lo intendo, traccia nel suo svolgimento
un'“enclopedia dell’amore” – è come se Ai nel corso della
sua storia si reincarnasse successivamente in varie incarnazioni
dell’amore, nel senso più lato possibile della parola, dall’amore
familiare all’amore sessuale, dalla prostituzione nei massage
parlors al porno. Il
tutto confusamente intrecciato con il concetto di Dio (amore anche
qui?). Non a caso la
girandola di situazioni che Ai attraversa diventa anche una girandola di
nomi che cambia. Accanto a
ciò, Love and Other Cults
intende fornirci una descrizione complessiva della vita fra
adolescenziale e delinquenziale di questi ragazzi sbandati di una
cittadina – dove non manca l’evocazione continua del sogno di
andarsene. Un film che, senza possederne la stessa perfezione, mostra quella stessa coraggiosa ambizione alla totalità del superbo Love Exposure di Sono Sion, anch'esso visto in passato al FEFF.
Il
film concretizza la sua ambizione “enciclopedica”
attraverso una serie di linee narrative interlineate, e una struttura
quasi a mosaico, con episodi e forti ellissi. La voce narrante del
protagonista Ryota fa
da collante, oltre che enunciare per gli spettatori il concetto
centrale dell’amore (“Questa
è la mia love story”). La
narrazione quindi è anticlassica, frazionata, freewheeling.
Mi sembra di cogliere nel film una certa influenza di Imamura Shohei
(penso alla scena in cui la ragazza drogata “balla” con i
gangster sotto gli occhi dell’amico-nemico
di Ryota). Spiccano nei
suoi episodi una capacità di
messa in scena e un senso dell’umorismo grottesco (la scena
parodiante Tarantino del
rapimento, in cui i
cattivi votano su cosa fare della
ragazza
buttata in una fossa, e lei
alza la mano votando per la
propria liberazione!) che fanno da punti di concentrazione
dell’attenzione.
E’
innegabile che il film non riesce a padroneggiare completamente la
sua materia. Si può anche concedere che le parti sono migliori del
tutto. Pure, si tratta di un film importante, che lascia, a permanere
dopo la visione, un’impressione fortemente positiva.
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