Horie Kei
Forget
Me Not
di Horie Kei è costruito su un'idea tanto agghiacciante quanto
semplice e narrativamente produttiva, nel senso che ne discende in
modo naturale tutto il film – esattamente come quelle dei vecchi
telefilm della serie Twilight
Zone
(Ai
confini della realtà).
Si tratta di una ragazza, di nome Oribe Azusa, che per un motivo
inspiegabile tutti dimenticano dopo averla conosciuta, anche il padre
e gli amici, i compagni di scuola, i professori ecc. Ovvero,
un'esatta inversione dell'Alzheimer (non a caso citato nel film):
mentre con l'Alzheimer è un individuo che dimentica il mondo,
compresi i legami più cari, qui è il mondo che dimentica
l'individuo.
Quest'idea
viene innestata su una storia d'amore adolescenziale: il giovanissimo
protagonista incontra la ragazza e sulle prime è l'unico immune da
questa specie di maledizione; fanno amicizia e si innamorano (sempre
a livello adolescenziale, cioè un amore timidamente non dichiarato);
poi però anche lui comincia a dimenticare. Un aspetto collaterale
affascinante della sceneggiatura (di Horie Kei e Okazaki Satoko, da
un romanzo di Hirayama Mizuho) è la sua lotta per mantenere la
memoria di Azusa, con cartelli in camera, foto appese ecc. - un
esempio di cinema sulla mente e sul tempo che personalmente mi fa
pensare a Memento
di Christopher Nolan.
Un
problema del film è che si organizza molto lentamente; è vero che
ciò gli permette di creare l'impatto psicologico con una flemma che
lo potenzia, però produce l'effetto non voluto che il film comincia
a piacere veramente solo quando si è avanti nella narrazione, In
altri termini, se mai ho visto un film che “cresce” durante la
proiezione è questo (alla fine, il messaggio video di Azusa è
veramente
commovente!). Perfino l'interpretazione dei protagonisti Murakami
Nijiro e Hayami Akari sembra fredda all'inizio per diventare via via
più carica di emozione, fino al climax di vero struggente mélo.
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