Mizoguchi Kenji
Questo
film sottovalutato è molto interessante, anche per la commistione
tra storia d’amore e ossessione per la perfezione nella creazione
artistica: in questo caso la forgia delle spade, che ci viene
mostrata in lunghe sequenze non prive di un côté misticheggiante.
La ripetizione anche sonora, con il rumore insistente dell’artigiano
che batte sul metallo, rende con la precisione necessaria l’idea di
una ricerca dell’ideale assoluto, che consuma interamente le
energie del protagonista. Anche in un film che si presupponeva
istituzionalmente dedicato alle figure maschili Mizoguchi inserisce
un ruolo femminile di assoluto rilievo: Sasae è la classica figura
di donna forte, che incoraggia il protagonista maschile Kiyone (da
notare, in una sequenza, l’uso della sovrimpressione). Figlia di
samurai e capace di battere il suo stesso padre quando si esercita
con la spada, proprio Sasae uccide in un duello alla spada Naito,
l’assassino del padre, relegando l’innamorato Kiyone al ruolo di
aiutante. Anche qui dunque troviamo un uomo insicuro e una donna
volitiva che lo ispira; inoltre l’happy ending, inconsueto
nell’opera del regista, permette a Mizoguchi di declinare questa
situazione ricorrente nel suo cinema in forma di lieve commedia. Qui
non solo la donna non perisce, ma trasferisce la sua superiorità
anche sul terreno dello scambio amoroso: è Sasae (cui Yamada Isuzu
regala un viso aperto e con un filo di impertinenza) a fare a Kiyone
la proposta di matrimonio, scandalizzandolo soavemente.
(Mizoguchi
Kenji. Un'implacabile perfezione, a cura di Cecilia Collaoni e
Giorgio Placereani, Udine-Pordenone 2007)
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