Timur Bekmamentov
Abramo Lincoln ha avuto una quantità infinita di ritratti cinematografici, con le punte più alte in Griffith e Ford, ma sicuramente il più strano di tutta la storia del cinema è il divertentissimo “La leggenda del cacciatore di vampiri” di Timur Bekmamentov, il cui titolo originale - e migliore - dice tutto: “Abraham Lincoln: Vampire Hunter”.
Quest'idea di Lincoln ammazzavampiri si deve al romanzo di Seth Grahame-Smith (anche sceneggiatore del film): uno dei prodotti della nuova voga anglosassone di riscrivere classici della letteratura o modificare personaggi storici in chiave fantasy (l'esempio più ameno è A.E. Moorat con “Queen Victoria: Demon Hunter” e “Henry VIII: Wolfman”, inediti in Italia). Qui il giovane Lincoln, dopo che sua madre è stata uccisa da un vampiro, viaggia per l'America per far fuori i succhiasangue con un'ascia d'argento (con fucile incorporato) che maneggia in puro stile wuxiapian. Anche da Presidente se la vedrà coi vampiri: ci sono loro dietro la secessione del Sud.
“Abraham Lincoln: Vampire Hunter” è un action fantasy-horror assai godibile. Timur Bekmamentov (“I Guardiani della Notte”, “Wanted”) è un regista che merita sempre seguire; possiede una certa competenza visionaria e l'abilità di mettere in scena uno scontro con magniloquenza ed efficacia. E' dai tempi di “Van Helsing” che non ne vedevamo di così belli. Per citare solo una scena, il combattimento fra Lincoln e il vampiro Barts fra (anzi, su) una mandria di cavalli al galoppo è un vero pezzo da antologia. Anche la sequenza finale del treno sul ponte in fiamme mostra come Bekmamentov sappia forzare nella fiction “dal vero” un estremismo da cartone animato.
Anche il dialogo è spiritoso, con buone caratterizzazioni: lo sbocciare dell'amore fra il giovane Lincoln e la sua futura moglie Mary Todd ha un piacevolissimo tono di commedia sentimentale, ben servito dagli ottimi interpreti Benjamin Walker e Mary Elizabeth Winstead. Una buona idea visiva è la breve storia della cattiveria umana realizzata animando gli affreschi della villa del vampiro Adam – il quale, grande tocco umoristico, continua a suggerire a Lincoln di “emanciparsi” (dalle sue idee umanitarie)!
Il problema del film è che ce ne sono due. La prima parte, che è la migliore, introduce con intelligenza alcuni caratteri del Lincoln in fieri ma ovviamente l'elemento fantastico se ne allontana (ovvero, questo film non è il fordiano “Alba di gloria” in chiave horror); d'altro canto, l'idea base sta proprio nella trasformazione del Lincoln Presidente, con la famosa barba; e così il film deve far quadrare i conti in una seconda parte che abbandona l'action - come se un po' se ne vergognasse e volesse "innalzarsi" - per una versione piuttosto silly della Guerra di Secessione. Non era il genio militare del Generale Lee a tenere in scacco l'Unione, apprendiamo, ma il fatto che i confederati fossero potenti vampiri in divisa grigia. C'è una buona trovata (l'origine della depressione, storica, di Mary Todd) ma l'impianto generale è risibile.
Per fortuna il film si conclude tornando all'azione. Certo, la trovata del treno è involontariamente comica anche per il livello di assurdità di questo film: il Presidente degli USA abbandona Washington e si mette a scortare il treno che porta le armi d'argento antivampiro ai soldati unionisti a Gettysburg. Però con l'attacco dei vampiri al treno il film ridiventa pura action (e anche buona), e qui non è più questione di plausibilità o ridicolaggine ma semplicemente di kick ass: chi massacra chi.
Un risultato imprevisto del presente film - visto che pone la Guerra Civile in termini di contesa tra i vivi e i morti - è di dare una base più logica al Discorso di Gettysburg, che sentiamo alla fine. Attualmente la Confederazione del Sud non gode di buona fama a Hollywood ed è regolarmente typecasted nel ruolo del cattivo (povero Presidente Davis, lo vediamo in combutta coi succhiasangue). In attesa che le mode culturali cambino, e magari di vedere “General Lee, Vampire Killer” o “Jefferson Davis against a Yankee Werewolf”, godiamoci “Abraham Lincoln: Vampire Hunter”. Non sarà un manuale di storia - ma è grande spettacolo.
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