Claude Lelouch
Ci
sono nel cinema i registi che
invecchiando si appannano o si perdono. E poi per fortuna ci sono i
grandi vecchi, che hanno raggiunto una pienezza artistica che è
anche (coincidenza interessante) pienezza
di comprensione morale e
umana. Un esempio famoso è Clint Eastwood.
Un altro, qui in Europa,
è Claude Lelouch.
Nella
“fiaba
musicale”, come scrive
Lelouch nei titoli di testa, Finalement – Storia
di una tromba che si innamora di un pianoforte
Kad Merad è Lino Massaro, un
avvocato che soffre di una malattia al cervello – quella di dire la
verità parlando “senza filtri” – si aggira per la Francia
suonando la tromba e sparando
panzane a chi gli offre un passaggio in auto (perché
si identifica con i suoi
clienti e fa propria la loro storia).
Nelle sue peregrinazioni incontra anche Gesù con gli Apostoli e Dio
in persona: ma è un'allucinazione –
probabilmente.
Intanto una famiglia
allargata e complicata si dispera e lo cerca.
Turbinare
di musica, di umorismo, di cinema, è un
film che si può solo amare. Come
in tanto Lelouch, penso a Ci
sono dei giorni… e delle lune, è
una delizia assoluta il
montaggio/narrazione
sfavillante, musicale (e infatti qui
la musica entra
abbondantemente),
dove si può intravedere la lezione di Sacha Guitry.
È
anche, Finalement,
un monumento che Lelouch eleva a Lino Ventura, il quale appare in
flashbacks (in realtà frammenti
dei
suoi film col regista)
nel ruolo “retrospettivo” del padre gangster del protagonista,
morto in carcere.
Ed è un monumento al cinema, con una serie di riferimenti
innamorati. E in questa vena
è anche un monumento di Lelouch a se stesso, che si autocita non
senza ironia.
“L’inesplicabile
fecondità del caso”, sono
parole di Lino Massaro alla
fine, determina i fatti e i
destini. Finalement
è un’esaltazione del caso, della libertà e dell'amore (anche
quando è mercenario). Come tutti i grandi vecchi, Lelouch esalta la
vita.
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