Sofia Coppola
Pur
non rientrando nel novero delle opere principali di Sofia Coppola,
Priscilla è un film notevole. È la storia del matrimonio fra Elvis
Presley e la giovanissima Priscilla, incontrata quand’era poco più
che una bambina, raccontata dal punto di vista di quest'ultima e
tratta dalle sue memorie; accanto al bravo Jacob Elordi (Elvis), la
protagonista Cailee Spaeny è magnetica nel rendere la trasformazione
da ragazzina del liceo a moglie innamorata – e infelice. Finché
arriva il momento che non regge più, e in una bellissima pagina
finale se ne va, sulle note piene di decisione e di amarezza di I
Will Always Love You di Dolly Parton. Sul piano musicale questo è un
film su Elvis senza Elvis (non sono stati concessi i diritti) ma
Sofia Coppola, di cui ricordiamo l’uso originalissimo del rock in
Marie Antoinette, ha risolto l’impasse con una splendida score
curata dal marito Thomas Mars.
Sotto
lo sguardo di Priscilla (lo sguardo è la struttura portante del film, e anzi un doppio sguardo: quello della protagonista e quello della
regista, che ora si fonde col suo, ora rimane distaccato e
oggettivo), emerge il ritratto di Elvis come un egocentrico, sempre
più dipendente dalle pillole, che vede la moglie come una bambola da
vestire come vuole lui, un marito-padrone infedele e bugiardo, con
improvvisi scoppi di violenza seguiti da scuse lacrimose. Il
montaggio di Sarah Flack, coi suoi stacchi netti e laconici, è un
capolavoro: tutti i giovani aspiranti montatori dovrebbero studiarlo,
e anche qualche regista.
Priscilla
contiene in modo quintessenziale tutti i temi di Sofia Coppola,
autrice di estrema coerenza: l’adolescenza, lo spiazzamento, una
perplessa sospensione, il sogno di fuggire. Tutti i suoi personaggi
si sentono lost (come Lost in Translation), tutti sognano un
Somewhere, un “altrove” indefinito. Priscilla crede di trovarlo
nell’amore di Elvis – solo per ritrovarsi nella gabbia dorata di
Graceland, il suo regno con tanto di cortigiani ossequienti.
Ricordiamo che Sofia Coppola ci ha sempre raccontato le storie di
giovani donne imprigionate... le “vergini suicide” del suo
folgorante film d’esordio.
C’è
da dire però che nei migliori film di Sofia Coppola troviamo uno
stato della visione come stupefazione, una visione trasognata, dreamlike. Anche a
parte i primi due, seminali suoi film, bene si vedeva in Somewhere,
anche quello ispirato a un divo dello spettacolo (immaginario però).
Priscilla era adattissimo per tutto ciò; che però rimane ancorato
alla protagonista, più concentrato in uno studio psicologico del
personaggio che allargato al film. Manca qualcosa. Nonostante questo,
il film è bello (non è il fallimento di Bling Ring) – e non ci
dimenticheremo di Priscilla.
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