Christopher McQuarrie
D’accordo
che Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno è un
action, per cui il racconto serve a congiungere una serie di scene
“eccessive”: non sono tappe di uno svolgimento, è lo svolgimento
che serve ad arrivare a queste. Comunque sono assai piacevoli, anche se un
po’ ridondanti (in verità è più bello John Wick 4 di Stahelski, che iscrive
questo montaggio dell’azione in una carrellata metacinematografica,
rendendo omaggio a Osaka al cinema popolare giapponese e
hongkonghese, a Berlino al cinema post-espressionista tedesco stile
Dottor Mabuse, a Parigi al realismo fantastico alla Feuillade
incrociato con il polar). Tuttavia anche l’action ha un sottotesto
culturale.
Dead
Reckoning mostra una concezione della contemporaneità
digitale come hybris. Parte, consciamente o no, da un vecchio
racconto di Fredric Brown in cui un team di scienziati costruisce il
supercomputer più potente del mondo; quando lo accende e lo
scienziato capo pone la domanda “Dio c’è?”, la risposta è
“Adesso sì” – e un fulmine uccide lo scienziato e blocca per
sempre il meccanismo di spegnimento. Nel presente film (ma sarebbe
più giusto dire: nel presente mezzo film) i soliti russi hanno
costruito qualcosa di simile: un'intelligenza artificiale capace di
connettersi e controllare i computer di tutto il globo.
Quest’intelligenza superpotente si è ribellata riprogrammandosi
(“Si è riscritta”), acquisendo una propria personalità. Ora
domina l’intera rete digitale. E’ delizioso vedere come i “buoni”
siano costretti a ricorrere alle onde corte e alla carta stampata per
comunicare. L’ingenua fede nelle “magnifiche sorti e progressive”
del passato anche recente è soggetta a ripensamento a Hollywood, e l'approccio di questo film è invero interessante.
Conseguenza
di quanto detto, lottare contro l’Entità è come lottare contro
Dio. O se preferite, contro una sua parodia maligna e diabolica. Ora,
dal punto di vista religioso (inevitabilmente) sotteso, il cinema
spionistico alla 007 ha sempre avuto come riferimento implicito il
manicheismo: ovvero la lotta cosmica fra due entità divine, una
positiva e una negativa, di pari forza. Occidente e URSS in origine,
dapprima con battaglie e scaramucce (il comunismo non è caduto
perché Bond ha smascherato Le Chiffre in Casino Royale);
significativamente, dopo che il bondismo cinematografico ha
abbandonato la formula proto-fleminghiana dell’URSS come nemico
assoluto e si è rivolto alla Spectre (interessante in questo senso
la differenza tra romanzo e film in Dalla Russia con amore), la posta
in gioco è diventata sempre più la salvezza del mondo intero: il
che ricopre almeno tendenzialmente una dimensione teologica.
Su
questo terreno Dead Reckoning si spinge molto avanti, a causa della
connotazione di Dio negativo che possiede l’Entità, come viene
chiamata significativamente nel film. Non a caso il dominio
dell'Entità integra quello che è un attributo basilare della
divinità, il possesso della verità (“Quid est veritas?” - “Est
vir qui adest”: il leggendario colloquio con anagramma fra Cristo e
Pilato). Nel film, sarebbe riduttivo dire che l’Entità mente: essa
riscrive i dati del mondo nella nostra conoscenza. Lo vediamo
nell’inizio col sottomarino russo sotto la banchisa polare, lo
vediamo poi nelle sofferenze di Ethan Hunt quando corre per i vicoli
di Venezia diretto dalla voce di Benji nell'auricolare, solo che la
voce di Benji non è più la sua, l’Entità se ne è appropriata.
Non
a caso due concetti di origine religiosa – fin dall'etimologia –
come quelli opposti di sacrificio e tentazione percorrono il film. Il
punto più notevole (già lo segnalava Giorgio Argenti in una bella
recensione) è che il meccanismo che può disattivare l’Entità,
ovvero distruggere la divinità maligna nella futura parte del film,
è una croce: una chiave a forma di croce – purché sia la vera
chiave (o la Vera Croce). Di tutte le missioni impossibili, questa
sembra la più impossibile, ma non è la prima volta nella nostra
cultura che l’uomo sfida la divinità. Dalla parte di Ethan Hunt
gioca, paradossalmente, lo stesso estremismo che sta alla base del
cinema action, che diventa qui inconsciamente prometeico. L’Entità
sembra invincibile perché ha una capacità mostruosa di previsione
probabilistica. Tuttavia (ombra di Friedrich Nietzsche!) proprio
quella dismisura per cui Hunt si mette in gioco contro ogni
razionalità (il volo dalla montagna per esempio) fa sì che, come
sentiamo nel dialogo, questa divinità abbia paura. Morale: l’unica
mission capace di sconfiggere Dio è quella impossible.
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