mercoledì 15 luglio 2020

Romance Doll

Tanada Yuki


Le chiamavano sex dolls ma ora le chiamano love dolls”. E' questo che si sente dire il protagonista Tetsuo nell'originale e sottile film giapponese Romance Doll (“Bambola per una storia d'amore”), quando si presenta – solo per sbarcare il lunario – come lavorante al laboratorio che fabbrica queste bambole: non le repellenti bambole gonfiabili ma vere bambole di forma femminile a grandezza naturale, destinate agli amanti di questa bizzarra forma di sessualità.
La gente che lavora al laboratorio, per non parlare del boss, è una ben bizzarra compagnia – e tutta la prima parte del film di Tanada Yuki ha quella forma di commedia deadpan, a viso impassibile, che abbiamo già visto al Festival l'anno scorso nell'ottimo Melancholic di Tanaka Seiji. Il film sembra toccare la commedia scollacciata quando Tetsuo e il suo collega, per ottenere un calco realistico del seno, hanno bisogno di una modella umana e si rivolgono a una ragazza che è convinta che la sua forma servirà per protesi mediche – e poi non osano dirglielo, cosa tanto più complicata in quanto Tetsuo la sposa. Ma in seguito il film compie con scioltezza uno spostamento dalla commedia deadpan a quella serietà che arriva col passaggio in un quasi-genere del cinema orientale che è il melodramma sulla malattia fatale.
E' una storia di amore e morte, certo; ma è soprattutto una riflessione poetica sul rapporto fra la bambola e il corpo: fra la donna reale e la bambola fatta a sua somiglianza. E qui noi occidentali non possiamo non pensare al mito di Pigmalione (ma si riconosce una traccia anche de Il ritratto ovale di Edgar Allan Poe). Dove si vede che anche una sex doll può diventare monumento a un essere umano molto amato.
Questo discorso impegnativo il film (che la regista Tanada Yuki ha sceneggiato da un proprio romanzo) lo concretizza in modo delicato e sentito, fino a concludersi in un commovente monologo con sguardo sul mare un po' alla Kitano. Anche avvalorandosi di una coppia di ottimi interpreti, Takahashi Issey che è Tetsuo e Aoi Yu che è sua moglie Sonoko. E qui bisogna annotare che, per quanto sia espressivo Takahashi, ad Aoi Yu basta un'espressione muta o un semplice breve movimento per rispondergli con un'intensità che stringe il cuore.

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