Gli
hongkonghesi sono impegnati in tutti i modi a difendere la loro
eredità e la loro specificità culturale, a partire dalle strade e
gli edifici fino alla lingua cantonese. Direi che perfino un grazioso
piccolo film senza pretese come questo rientra a suo modo in questo
contesto – a Hong Kong anche la nostalgia è un atto politico.
E
questo è certo un film basato sulla nostalgia. Vampire Cleanup
Department non è un horror, e non sarebbe corretto neanche
definirlo una horror comedy: è una commedia sentimentale in salsa
horror, e un omaggio viscerale al vecchio cinema degli hopping
vampires e più in generale al vecchio cinema di HK (proprio alla
commedia cantonese si richiamano alcuni dialoghi veloci). Lo dimostra
il recupero di un'autentica icona del vecchio cinema hongkonghese
come Richard Ng.
Il
giovane cacciatore di vampiri, ultimo arrivato nel team, si innamora
della bella vampira, la nasconde e segretamente la rende umana; la
pagina in cui lei per amore impara a camminare invece che saltellare
com'è proprio della sua specie è spudoratamente romantica, e
commovente: verrebbe da pensare a un Frank Borzage delle “pratiche
basse”. Manca comunque l'happy end – se non per la via traversa
della reincarnazione.
Il
giovane attore Babyjohn Choi è corretto, ma quella che più colpisce
è la sua partner, Lin Min-chen. Regge con grazia e grande sicurezza
una parte difficile, perché si tratta di partire dalla rigidità
espressiva della donna-vampiro catatonica tradizionale e incrinarla a
poco a poco man mano che comincia a ritornare l'umanità. La scena
della cena in casa della nonna del protagonista (interpretata da
un'altra veterana del cinema hongkonghese, Susan Shaw) è
assolutamente deliziosa – con lei che ha appena imparato a
sorridere e non capisce bene quello che le succede intorno, e allora
sorride con aria perplessa lasciando intravedere i canini appuntiti.
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