Mizoguchi Kenji
Tratto
da un romanzo di Tanizaki intitolato Ashikara, il film è ambientato
nell’epoca Meiji. Frutto di un accurata ricostruzione d’ambienti,
la ricerca estetica del film, di grande rilievo, più che l’era
Meiji, ricorda molto da vicino lo spirito dell’età Heian, età
d’oro per eccellenza della storia giapponese: molto spazio è dato
alle scene dedicate a cerimonie del tè ed esecuzioni musicali, che
rievocano gli splendori dell’età classica. Oyu ama vestirsi in
modo arcaico quando offre i suoi concerti di koto, e tutto il suo
personaggio è segnato di una raffinatezza quasi estenuata.
Si
potrebbe sostenere che Oyu-sama sia il capolavoro di Yoda come
sceneggiatore. All’inizio del film Shinnosuke vede Oyu camminare in
un boschetto, si innamora immediatamente di lei, e crede che sia
Oshizu: già l’apertura ha espresso tutto; nel corso del film,
niente è enunciato, tutto è esplicito, eppure tutto è
perfettamente chiaro. I giochi del non detto, ma evidente, si
incrociano con la drammaticità del detto – come nella confessione
di Oshizu in punto di morte – scavando in profondità nello
spettatore, coinvolgendolo emotivamente in modo lento ma inesorabile.
Il
film caratterizza splendidamente l’ambiguità di Oyu, fra
consapevolezza della situazione – all’inizio con il fidanzato
della sorella ha momenti di autentica coquetterie, ed è lei a
manovrare affinché questa situazione di rapporto a tre si realizzi –
e il senso di colpa quando viene a sapere del reale rapporto fra
Shinnosuke e la moglie. Tanaka Kinuyo è perfetta nel rendere questa
ambiguità – indimenticabile la scena in cui Oshizu si veste per il
matrimonio e Oyu, vicina a lei, la guarda con occhi affettuosi, ma
anche con un fondo di impenetrabile durezza, come pozzi di acqua
nera. In Mizoguchi il concetto di sacrificio (non solo di una donna
per un uomo: qui, di Oshizu per la sorella) è portato al calor
bianco. Se, com’è stato giustamente detto, Mizoguchi è il
cineasta della passione, anche questa è passione: l’intensità
sublime e suicida del sacrificio.
(Mizoguchi
Kenji. Un'implacabile perfezione, a cura di Cecilia Collaoni e
Giorgio Placereani, Udine-Pordenone 2007)
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