martedì 16 dicembre 2008

Changeling

Clint Eastwood

Più volte in interventi precedenti è capitato a chi scrive di insistere sulla somiglianza tra Clint Eastwood e Howard Hawks - e questa si vede anche nel magnifico “Changeling”. Nota in margine: è indicativo della grandezza di Eastwood che si possa definire con questo aggettivo un film che non tocca la stessa tragica altezza dei suoi ultimi capolavori, “Million Dollar Baby”, “Flags of Our Fathers”, “Lettere da Iwo Jima” - come dire che Clint, quando non fa capolavori assoluti, fa “solo” film magnifici, e bisogna accontentarsi.
“Changeling”, che ha per sottotitolo “Una storia vera”, si svolge nel 1928. A Christine Collins (Angelina Jolie, eccezionale), una madre single, viene rapito il figlio Walter. Dopo qualche mese, per far bella figura con la stampa, la corrotta polizia di Los Angeles restituisce alla madre un ragazzino, accuratamente imbeccato, che assomiglia allo scomparso. Quando Christine insiste che non è lui, la polizia la fa chiudere in manicomio. E’ solo l’impegno del predicatore Bliegreb (John Malkovich) a salvarla; intanto la confessione del complice fa ritrovare i resti dei bambini uccisi da un serial killer (Jason Butler Harner), che ha rapito Walter e forse l’ha ucciso mentre fuggiva. Lo scandalo travolge tutti i colpevoli, ma Walter non verrà ritrovato.
“Regola numero uno: non colpire per primo - ma colpisci per ultimo”, dice Angelina Jolie a suo figlio all’inizio del film: è il concetto eastwoodiano e americano di non arrendersi mai. Christine Collins non è una suffragetta, una Jane Fonda (orrore!) dell’epoca, una “concerned”; è una donna - nella dura condizione di una madre non sposata negli anni ’20 - che non si arrende, proprio come ha insegnato a suo figlio. Fa quello che farebbe nella sua situazione ogni madre (degna di questo nome, intendo, poiché ad esempio contrario c’è la madre dell’impostore, messa alla berlina in una scena fulminea) - solo che lo fa con più coraggio e determinazione di tutte: ecco la serietà diretta e concreta di Hawks. “Changeling” contiene la morale “western” che attraversa tutto il cinema di Eastwood, una morale della responsabilità (per questo l’insulto peggiore che fa alla donna il poliziotto disonesto è di volersi liberare della responsabilità del bambino).
Forse è proprio per questa morale che Eastwood disprezza gli esecutori (la banalità del male!) più ancora dei responsabili primi. Lo mostra negli schizzi del dottore complice (il finto Walter è più basso dell’altro? “La colonna vertebrale può essersi accorciata”), del tronfio psichiatra del manicomio, o dell’infermiera-kapò (due inquadrature in soggettiva del suo viso gelido nelle scene dell’elettroshock sono sufficienti a condannarla per sempre).
Vestito di colori d’epoca nella bellissima fotografia di Tom Stern (un “regular” degli ultimi film eastwoodiani), “Changeling” è un film pervaso d’una cupezza assoluta - dove l’unico momento di gioia per lo spettatore (o almeno, per questo spettatore) sta nel vedere l’impiccagione, narrata con estremo realismo, dell’assassino. Eppure non è un film nichilista; ed è la grande capacità del cinema eastwoodiano, dovuta a quella base morale cui accennavo, di elaborare un pessimismo radicale senza cadere in un nichilismo un po’ compiaciuto all’europea (e massime all’italiana).
Esiste un elemento inquietante nella figura di questo bambino intruso (un “changeling” sarebbe un infante scambiato in culla dagli elfi, che portano via il bambino umano lasciando al suo posto uno dei loro). Un elemento inquietante che si dichiara nel suo ambiguo sorriso ad Angelina Jolie sconvolta nell’auto che li riporta a casa subito dopo la “restituzione”. Bisogna però dire che il film non solo non esplora questo elemento ma, con l’eccezione di una scena assai bella, tende progressivamente a far uscire il bambino dal suo campo emozionale; e questo è certamente un difetto.
Ma quale grande capacità registica e narrativa mostra Clint Eastwood nel film. Guardate i cupi segni premonitori all’inizio (la frase di Walter alla madre “Io non ho paura di niente”, o quell’inquadratura che resta su di lui dopo che la madre è uscita e poi parte in una triste panoramica vuota; ma pure la corsa di Angelina Jolie dietro all’autobus che perde ha un che di simbolico e profetico). Stesso discorso per la prima visita del poliziotto onesto Ybarra alla fattoria vuota dell’assassino: dove asce e coltelli sparsi qua e là, pur non essendo fuori luogo qui, creano un clima di suspense e soprattutto anticipano l’orrore che verrà dopo. O come dimenticare il sublime dettaglio della sigaretta che si consuma in cenere per tutta la sua lunghezza, dimenticata fra le dita di Ybarra quando ascolta impietrito la confessione del giovanissimo complice del killer?
Sono dettagli, ma servono a costruire scene impregnate della forte, rigorosa, netta classicità di Eastwood; scene talvolta di un’asciutta potenza che le rende degne di un’ipotetica antologia eastwoodiana - come quella del ragazzo complice suo malgrado, che scava disperatamente nella fossa-carnaio come per punirsi, e poi piange.
E un’ultima considerazione va fatta per la brillante musica, una magnifica “score” anti-effettistica e quasi romanticheggiante. Chi l’ha composta - un certo Clint Eastwood - sapeva quello che faceva.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

professore, io non sapevo che lei avesse un blog!
Giacomo Lanci

Anonimo ha detto...

Bellissimo film, e bellissima rassegna. Ma non sono daccordo a un punto: Angelina Jolie mi sembra un cane. E questo é un defetto gravissimo. Un abbraccione, maestro.

Favilla ha detto...

Dato che hai commentato solo gli ultimi capolavori di Clint Eastwood, compreso il "Million Dollar Baby" che ci ha fatto tanto piangere (ma che - proprio per questo? - a me non ha soddisfatto pienamente), io aggiungo il fatidico puntino sulla i di "Bird", che merita sicuramente un posto nel Parnaso dei cinefili ;)

giorgioplac ha detto...

Eccome! Ma allora, giocando al rilancio, cosa dire del magico, triste, realistico, dolce, sottovalutato (e te pareva) "Honkytonk Man", 1982, con Clint che canta - benissimo - country e viaggia fino a Nashville con suo figlio Kyle ragazzino?

Unknown ha detto...

E un onore avere un attore,regista, produttore e altro che dia la voce alle ingiustizie, con film stupendi tratte da storie vere
Grazie
Clint