venerdì 24 dicembre 2021

One Second

Zhang Yimou

Un livore diventa affetto, uno scontro diventa incontro, nel commovente film di Zhang Yimou One Second, uscito dopo aver avuto guai con la censura del regime (nel 2019 fu ritirato dal Festival di Berlino subito prima della proiezione ed è uscito in patria nel 2020).
Siamo negli anni bui della Rivoluzione Culturale (sulle sofferenze della quale ricordiamo del regista il bellissimo e poco menzionato Lettere di uno sconosciuto del 2014). Un uomo (Zhang Yi) – anonimo nel film, chiamato nei titoli di coda il Fuggitivo – è finito ai lavori forzati per avere colpito una Guardia Rossa durante una rissa, e per questo la moglie e la figlia bambina lo hanno abbandonato (o facilmente sono state costrette a farlo). L'uomo è fuggito dopo aver saputo che la figlia quattordicenne compare in un cinegiornale, per un solo secondo: vuole a tutti i costi rivedere il suo volto. Raggiunge un remoto villaggio dove quel cinegiornale verrà proiettato prima del film bellico in programmazione, Heroic Sons and Daughters (1964) di Wu Zhaodi, del quale Zhang Yimou ci mostra importanti squarci. Ma la pellicola del cinegiornale viene rubata da una ragazzina sbandata, Orfana Liu (Liu Haocun): vuole farne una lampada di plastica trasparente (apprendiamo che era un uso diffuso all'epoca) per il fratellino, che ne ha rotto una avuta in prestito e ora viene bullizzato.
L'inizio tutto inseguimenti e disavventure, senza essere farsesco, contiene un forte elemento di commedia; anche in seguito c'è un filo rosso di humour nel film, che si incarna in un dialogo gustoso e in uno sguardo vivace e cordiale sugli spettatori che si affollano per vedere Heroic Sons and Daughters ; quella massa che nel movimento compatto dei wuxiapian di Zhang è colore in movimento, qui è umanizzata in una pluralità di individui. Spicca con particolare vivezza la figura del proiezionista, maoista convinto e anche lui coi suoi problemi, chiamato da tutti Signor Cinema (Wei Fan). Come sempre in Zhang c'è un romanticismo e massimalismo del racconto; lungo tutto il film si mescolano strettamente la comicità e la commozione. C'è un nome per questo: Charlie Chaplin: e infatti One Second è un film molto chapliniano.

Una volta recuperato il cinegiornale, il protagonista convince Signor Cinema a proiettarlo in loop nella sala vuota per rivedere la figlia ancora e ancora. Ma una svolta imprevista cambia le carte in tavola. La bella invenzione del fotogramma, dove la figlia appare sorridente con un sacco di grano in spalla, consente al film di unire armoniosamente i suoi due elementi, che sono il racconto sentimentale e l'amore per il cinema. Circa il primo aspetto, va segnalato che il tema del rapporto padre-figlia, che attraversa il film, viene anche richiamato in modo simbolico attraverso delle raffinate allusioni. Inizialmente compare in forma burlesca con le reciproche bugie calunniose (si definiscono a vicenda una figlia ribelle e un pessimo padre) del Fuggitivo e di Liu parlando coll'autista del camion sul quale si trovano insieme. Grande l'espressione di Zhang Yi quando si trova surclassato sul piano della faccia tosta! Poi vediamo una scena di agnizione padre-figlia proprio in Heroic Sons and Daughters. E durante la proiezione in loop del cinegiornale, c'è un momento di scambio simbolico quando il Fuggitivo sta guardando commosso e Liu sale sulla panca davanti e lo apostrofa sovrapponendosi al quadro luminoso – per cui per un secondo la figlia perduta e e la figlia futura compaiono appaiate nella stessa inquadratura. Nel finale, col nuovo incontro tra l'ex Fuggitivo e Liu, lei che prima aveva una massa di capelli scomposti ora ha le trecce – come tanto la figlia di Heroic Sons and Daughters quanto la vera figlia del protagonista in quell'unico secondo del cinegiornale.
One Second è un caldo omaggio al cinema. Il cinema come sogno collettivo, che incanta la popolazione di questo villaggio sperduto nel deserto. Il cinema come riconoscimento identitario: bellissima la scena in cui gli spettatori cantano in coro la canzone patriottica del film che stanno guardando. Il cinema come custode della memoria (il fotogramma). Il cinema come dispositivo, e la sua natura delicata: molto più dei robusti corpi contadini che vediamo qui, la pellicola è una cosa fragile che può graffiarsi, sporcarsi, rompersi, andare a fuoco. Nelle scene in cui tutto il paese si mobilita per salvare la pellicola aggrovigliata e sporca (è stata trascinata in terra da un carro) Zhang vuole mostrarci non solo l'amore che circondava il cinema di una volta, quando le “pizze”, i contenitori dei film, venivano trasportati da un posto all'altro in motocicletta, ma anche ricordarci la sua fragilità. Un appello appassionato e cinefilo in favore del cinema in un'epoca di crescente oppressione. 


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