lunedì 5 luglio 2021

Like Father and Son

Bai Zhiqiang

Like Father and Son riprende temi tipici del cinema cinese, spesso declinati nella dimensione del viaggio: il rapporto tra due età diverse e il sorgere di un affetto dall'ostilità, la povertà nella campagna più isolata e i poveri segni di modernità che vi spiccano, i vasto spazi in mezzo al nulla. E questo conglomerato di temi, che rappresenta quasi un sottogenere, ha una sua cifra stilistica riconoscibile: ritmo lento per ragioni sia psicologiche sia poetiche, sguardo realistico sulla vita materiale, visi “documentaristici”, accuratezza e spesso ricercata bellezza della fotografia. Tutto questo vale per il film di Bai Zhiqiang, nel quale si nota – specie nella prima parte – un uso assai marcato dei campi lunghissimi, che può ricordare Jia Zhangke.
È la storia di un venditore ambulante che si trova senza volerlo a prendersi cura di un bambino rimasto solo dopo la morte della nonna, il quale vuole andare alla ricerca di suo padre. Volutamente i due protagonisti, l'uomo e il bambino (Hui Wangjun e Bai Zeze), sono privi di quel tipo di attrattiva cinematografica (per cui l'adulto dev'essere di una bruttezza simpatica e il bambino cute) che ci sarebbe in altre cinematografie. Naturalmente dapprima il rapporto è difficile ma il venditore si rivela un “burbero benefico” – ma lentamente. È gente dura, senza sentimentalismo. Vedi l'episodio della piccola mendicante cacciata dal locale, alla quale il bambino dà i soldi del resto sul tavolo e per questo viene rimproverato. Nota che l'uomo ha perso un figlio, che non ha potuto curare perché un amico lo ha truffato dei soldi (e infatti va in cerca di questo ex amico con un coltellaccio nella cintura).
Due scene diverse coinvolgono con grande perizia registica l'albergo sito in un “grattacielo”, che è – spiega il venditore al bambino – “dove i ricchi godono di cibo e riposo”. Il film è molto attento sul tema scottante delle differenze di classe in Cina. Ma mentre nella prima delle due scene l'inquadratura in contre-plongée marca l'estraneità al mondo dei due, nella seconda, verso la fine, una panoramica discendente crea un collegamento con loro, che infatti (con nostra sorpresa) ci entrano – una scelta non indifferente in un film dove si sta attenti anche all'ultimo yuan.
Le opere di Zhang Yimou sulla Cina rurale e quelle successive del già citato Jia Zhangke possono fornire dei punti di riferimento, ma molti sono i film che salgono alla memoria, dal recente Crossing the Border di Huo Meng a Going to School with Dad on My Back di Zhou Youchao (che di Zhang ha lavorato come assistente), dal più romantico Peacock di Huo Jianqi a You and Me
di Ma Liwen (ambientato a Pechino ma in una casa tradizionale, e sul rapporto tra diverse generazioni).

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