lunedì 5 luglio 2021

Limbo

Soi Cheang

L'inquadratura iniziale di Limbo, capolavoro in b/n di Soi Cheang sulla caccia a un serial killer, pone un mondo doppio, rovesciato, perché riflesso nell'acqua delle pozzanghere. Crea immediatamente un effetto di spiazzamento – e infatti la mdp lo sottolinea alzandosi a inquadrare il mondo reale.
La nettezza della foto in b/n (di Cheng Siu-keung) produce tuttavia un senso di malessere, su due piani. Il primo è la messa a fuoco totale, che produce un effetto fisico sullo spettatore: si potrebbe definire impietosa. Secondo, il quadro è sempre zeppo, follemente sovraccarico, fin dal mare di statuette sacre che vediamo all'inizio. Immagini strapiene sia di oggetti sia (nei campi lunghissimi) di edifici sia di oggetti e di edifici assieme, grazie alla messa a fuoco: tutto questo crea un senso di soffocamento, appesantimento, imprigionamento: a cui si accomuna la reductio ad unum con Cya Liu seminuda e terrorizzata accoccolata nello spazio minimo dell'armadietto dove si nasconde – e la visione “in sezione” dell'armadietto con lei, unica macchia di fotografia in un totale nero che “ci pesa” addosso, rappresenta ancora di più questa situazione soffocante portata al suo estremo limite.
Di tutti gli oggetti che riempiono sullo schermo ciò che ci colpisce di più è la spazzatura (con un effetto di sinestesia, vediamo e ci sembra di odorare); un'invasione della spazzatura che sembra il proliferare di un cancro nella metropoli; e non solo i fetidi sacchi neri ma tutto un bric-à-brac di rifiuti, dai mobili scassati ai pezzi di manichini. Limbo è un'epopea della spazzatura (e anche gli esseri umani, dice nel film un personaggio, al livello più basso della scala sociale lo sono).
Soi Cheang nel suo cinema ha sempre cercato una comprensione per il mostro, ma forse non è mai stato così nero e spietato come in questo film. Il killer è inumano e deforme come quelli di The Texas Chain Saw Massacre di Tobe Hooper. Ha avuto una storia, un'umanità, ma (a differenza per esempio di Horror Hotline... Big Head Monster) di questa storia nel film restano poche tracce frammentarie che non compongono un quadro.
La città in Limbo è un labirinto per topi. Ci sono molte fughe angosciate ma questa fughe impossibili riportano al punto di partenza, cioè l'incontro con l'inseguitore. E' terreno di caccia del serial killer, ma in questo universo di follia assoluta anche i poliziotti sono cattivi poliziotti, sia in senso morale (la vendetta del poliziotto Cham nei confronti della ragazza è di una crudeltà assoluta) sia nel senso dell'incapacità. Siccome uno dei punti centrali del film è la ricerca della redenzione, incarnata in primo luogo dal personaggio di Cya Liu, possiamo dire che questa necessità di redenzione riguarda tutti i personaggi senza eccezione.

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