sabato 16 gennaio 2021

Eat Local - A cena coi vampiri

Jason Flemyng 

I vampiri d'Inghilterra, nella loro riunione cinquantennale, sono irritati col Consiglio (dei vampiri) d'Europa che impone le quote di vittime concesse. Il più cattivo, Boniface, sbotta: “Fanculo il Consiglio. Le possiamo stabilire noi le nostre quote”. E qui lo spettatore ha un soprassalto divertito: non basta la Brexit, gli inglesi vogliono la Vampexit.
Questo tocco satirico è uno dei momenti felici della commedia horror Eat Local – A cena coi vampiri di Jason Flemyng. Nota che c'è una differenza in italiano rispetto al titolo originale: in originale, a Eat Local una manina malandrina ha aggiunto una esse, per cui il titolo del film risulta Eat Locals.
Si chiama “Eat Local” la fattoria dove si sono riuniti gli otto vampiri inglesi, facendo prigionieri i proprietari, i tutt'altro che innocenti coniugi Thatcher (inutile dire che il nome fa parte dell'apparato satirico del film, per cui Mrs. Thatcher è un bersaglio predefinito). Attirato lì con la promessa di una notte di sesso, il giovane mortale Sebastian è candidato a sua insaputa a diventare l'ottavo vampiro del gruppo, al posto di un membro giustiziato per aver infranto le regole. Siccome però manca l'unanimità sulla proposta, i vampiri decidono invece di consumarlo come cena. Ma sul più bello la fattoria viene attaccata da un gruppo paramilitare di cacciatori di vampiri – e Sebastian si trova fra due fuochi.
Eat Local non mantiene tutto quello che promette ma è abbastanza piacevole, sebbene si abbia l'impressione che ora il regista ora il protagonista Billy Cook avrebbero potuto fare di più. Quale commedia horror, sul piano commedia genere “vita da vampiri” non è divertente come What We Do in Shadows, sul piano horror genere “soldati contro mostri” non è emozionante come Dog Soldiers. Ha qualcosa di frenato: eppure Jason Flemyng, attore nei primi film dello scatenato Guy Ritchie, avrà certo avuto modo di osservarlo e imparare. Forse Billy Crook non è abbastanza sfacciato come comedian quanto sarebbe stato necessario (nel suo ruolo ci voleva qualcosa come una versione giovane, ovviamente inglese, di Eddie Murphy). Tuttavia il film si lascia vedere volentieri, possiede una sorta di amabilità, e la conclusione (niente spoiler!) è spiritosa, anche sul piano del linguaggio. Gli effetti speciali sono buoni, e usati con lodevole sobrietà.
In fondo la cosa più divertente di tutte le storie di vampiri sono gli squarci di “cultura vampirica” che esse ci fanno intravedere di scorcio; per questi poveri vampiri inglesi l'epoca attuale segna un periodo di decadenza (ne fanno fede i sorrisi ironici che accolgono il discorso di Boniface: “Moccioso, io ho oltre duemila anni...”). Certamente i vampiri assediati sono i personaggi più interessanti – talché lo spettatore finisce per tenere per loro, anche se sono più sanguinari degli (insopportabili) vampiri buonisti e vegani di Twilight. E' un raduno di buoni attori che si divertono nella parte, come Tony Curran, Freema Agyeman, Eve Myles, Charlie Cox; nel gruppo spicca per simpatia Annette Crosbie, attrice veterana dal ricco curriculum (che comprende aver dato voce all'elfo Galadriel nel Signore degli Anelli a cartoni animati di Ralph Bakshi). Qui è una deliziosa vecchietta vampiro con l'abitudine di sferruzzare, e con scarsa dimestichezza con la tecnologia moderna (grande l'aria orgogliosa con cui dice “Io so usare il videoregistratore”). Ma come mostra il film, chi si fida dell'aria mite di una vecchietta rischia la pelle.


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